Hanno ammesso le loro colpe Alessandro Cadeddu e Francesco Grauso arrestati ieri sera per l’omicidio del piccolo Alessandro Sgrò, investito insieme ai suoi genitori – il padre è ancora in ospedale in gravi condizioni – lo scorso 3 dicembre in corso Peschiera a Torino. La famiglia usciva da un negozio di giocattoli dopo che Alessandro aveva scelto i regali di Natale. La famiglia ha poi impegnato le strisce pedonali per attraversare la strada, due auto di sono fermate, ma non la Clio nera di proprietà di Grauso e guidata dall’amico Cadeddu. No, loro sono sfrecciati ad alta velocità investendoli. Alessandro è morto sul colpo. Poi sono scappati, non si sono fermati a prestare soccorso, hanno continuato la folle corsa verso il pusher dal quale dovevano comperare della droga. L’hanno comprata quell’eroina e poi sono risaliti ad Aosta. Con loro hanno portato una colpa assurda, incredibile, che non hanno confessato se non dopo l’arresto, mentre per un mese e mezzo la Polizia locale di Torino ha cercato il killer attraverso un’indagine complessa, andata a buon fine. Ora i due devono rispondere di omicidio colposo pluriaggravato e lesioni colpose con colpa cosciente e omissione di soccorso.
Francesco Grauso da due anni lavora presso il Centro per l’Impiego di Aosta. Alle spalle ha un solo precedente: il furto di due fusti di birra nel 2004, durante una festa di paese, al Villair di Quart. Alessandro Cadeddu invece nel 2006 ha avuto un ritiro di patente dalla polizia stradale di Aosta per guida in stato di ebbrezza. Francesco Grauso, assistito dall’avvocato Sandro Sorbara di Aosta, questa mattina durante l’interrogatorio davanti al pm Gabriella Viglione ha ammesso tutto “Dopo l’incidente ero disperato, non sapevo cosa fare e subivo l’influenza di Alessandro, che è più grande. Lui mi aveva detto di non far niente e se succedeva qualcosa di dire che era stato lui. Io non ce la facevo più a sopportare questa situazione e ho cercato persino un sostegno psicologico’ ha detto, come riposta l’Ansa. Grauso ha poi detto che alla guida c’era l’amico Cadeddu e che dopo l’incidente si sono spaventati, anche per i pezzi di vetro arrivati in faccia e sono andati dal pusher. Alessandro Cadeddu è difeso dall’avvocato Irene Marucco. Nei prossimi giorni sono previsti gli interrogatori di garanzia.
Le indagini
Dopo la fuga dei due e la tragedia lasciata alle loro spalle, è iniziata subito la caccia al killer da parte della polizia locale di Torino. Questa mattina in conferenza stampa la polizia municipale ha ricostruito la rete di indagini avviate che sono partite dai pezzi dell’auto dei due aostani rimasti sulle strada. Pochi sono stati i testimoni, nessuno ha visto la targa dell’auto dei killer della strada. Individuato il modello dell’auto, una Renault Clio nera versione 20° anniversario, l’attività di intelligence si è dipanata tra concessionari, carrozzieri, ricambisti officine, controlli di veicoli sospetti. Le indagini, complesse, hanno intrecciato le immagini delle telecamere, tabulati telefonici, varia banche dati e l’assemblaggio dei dati ha permesso di elaborare un profilo del conducente e delle condizioni dei veicolo.
Il ritrovamento
Tutti i nuclei della polizia municipale di Torino sono coinvolti assiduamente nelle indagini “e non c’entra la fortuna – hanno evidenziato dal Comando della Polizia Municipale di Torino questa mattina – nessuna fatalità, ma il metodo investigativo, la competenza, la pervicacia sono gli elementi che hanno portato alla fine di questa storia”. L’operazione è stata condotta in sinergia con la Procura della Repubblica di Torino. E così il 16 gennaio si rintraccia il veicolo, è ad Aosta, è ancora sinistrato, le tracce combaciano perfettamente con i danni della carrozzeria. Gli investigatori del Settore Sicurezza Urbana di Torino sono saliti ad Aosta e con la collaborazione dei colleghi di Aosta hanno fatto perquisizioni e numerosi sequestri, tra cui l’auto appunto. Garuso e Cadeddu vengono fermati.