Tanto rumore per nulla. Il Presidente del Celva, Elso Gerandin, rimane al suo posto, mentre sulla riforma degli enti locali arrivano linee guida senza grandi novità, rispetto a quanto già previsto in passato, e sulle quali Enti locali e Regione lavoreranno insieme nei prossimi mesi.
Questo pomeriggio l’assemblea dei sindaci si è riunita per ascoltare le ragioni di Gerandin, che aveva annunciato le proprie dimissioni quindici giorni fa, denunciando “l’estrema difficoltà nella quale gli enti locali valdostani stanno operando”, anche di fronte allo spauracchio di un’immediata applicazione della legge sulla spending review.
“L’articolo 19 di tale legge non verrà applicato “tout court”, integralmente, in Valle d’Aosta – ha spiegato Gerandin ai sindaci prima e ai giornalisti poi, presentando il documento che definisce i presupposti politici per un riesame delle forme di collaborazione attualmente previste – ma sarà la Regione a legiferare in merito”.
In che modo? “Avviando un tavolo di confronto tra i soggetti coinvolti – ha continuato Gerandin – per arrivare a una riforma condivisa, esercitando fin da ora un numero sempre crescente di funzioni a livello associato, attraverso le forme di collaborazione più adeguate e rendendo questa formula obbligatoria per tutti i Comuni. Vogliamo mantenere la titolarità dei servizi in capo ai Comuni, rivendicando il ruolo statutario e costituzionale dei nostri enti locali”.
Insomma, niente di nuovo all’orizzonte, rispetto a quanto già richiesto in passato dalla Regione agli Enti locali. Per il momento, in ogni caso, sembra allontanarsi l’ipotesi dell’Unione di Comuni, sostenuta inizialmente dal Presidente Rollandin, mentre diventa più concreta quella che porta alle "convenzioni di servizi": queste ultime, secondo la legge, potranno essere utilizzate per un massimo di tre anni per valutare, alla fine di quel periodo, la loro economicità.
“Posso solo dire che le due strade rimangono praticabili”, ha replicato senza sbilanciarsi troppo il Presidente del Celva. Già, ma i tempi non erano strettissimi? “In realtà, anche scegliendo l’ipotesi dell’Unione di Comuni, la legge impone di associare almeno tre funzioni entro la fine del 2012, cosa che già avviene in Valle grazie alle Comunità montane, mentre le restanti dovrebbe essere riunite sotto un unico cappello entro il 31 dicembre 2013”.
Sull’altra questione urgente, riguardante il rispetto del patto di stabilità nazionale, Gerandin ha spiegato che "aggregazione o meno delle funzioni Comunali, i 22 milioni di euro sul tavolo, restano bloccati". Le Comunità montane, quindi, non sono destinate a scomparire nell’immediato. “Se le avessimo chiamate Unione di Comuni, a quest’ora saremmo a posto”. Mentre riguardo all’ipotesi di dimezzare giunte e consigli comunali, Gerandin prende tempo, spiegando che "rimane una delle possibilità, sulla quale non ci siamo ancora espressi e che merita un approfondimento”.
Incassata la fiducia dell’assemblea (anche se non c’è stata nessuna votazione, ndr), Gerandin ha ritirato le dimissioni. “Non si tratta di un passo indietro ma in avanti – ha concluso – il momento di difficoltà si è trasformato in opportunità. Riprendiamo il dialogo con uno spirito nuovo, consapevoli che il futuro è nelle nostre mani”.