Tor des Géants: i Commissari non servirebbero se tutti rispettassero le regole

29 Settembre 2017

Arnaud Simard è un ultra trailer francese molto affezionato alla Valle d’Aosta e alle sue gare. Bastano, a dimostrarlo, le sue otto partecipazioni al Tor des GéantsÒ e anche la sua accorata lettera aperta ad Alessandra Nicoletti, presidente di VDA Trailers, e ad Augusto Rollandin, ex presidente della Regione Valle d’Aosta all’inizio del 2016, quando soffiavano venti di guerra tra Tor e 4K.

Il senatore Simard, “testimone privilegiato dell’evoluzione del Tor”, come lui stesso si definisce, anche quest’anno ha voluto mandare una lunga lettera aperta a “Madame Nicoletti”. Lamentando che il Tor 2017 non ha mantenuto tutte le sue promesse. “Colpa del regolamento di corsa e della sua applicazione implacabile da parte di Commissari di gara zelanti”.

“Basta con la piccola nonna che offre fette di crostata a bordo sentiero. È considerato un ristoro selvaggio”. E più avanti: “Quest’anno ho visto famiglie farsi espellere dai punti di ristoro”. Simard, infine, propone nel suo appello “una categoria competizione, dove tutti sono soggetti a controlli severi, e una categoria popolare, sottoposta solo alle regole della sicurezza e dei cancelli orari, senza una classifica all’arrivo.

Alle considerazioni personali del fedele ultratrailer del Tor non sarebbe difficile rispondere. Per i ristori selvaggi basterebbe invitarlo alla lettura dell’articolo di Lorenza Bernardi su Action Magazine. Le famiglie non sono ammesse nei ristori e alle basi vita da diverse edizioni, altrimenti è facile immaginare che confusione galattica (però ogni concorrente può avere un assistente autorizzato). Le classifiche separate non sono possibili perché il Tor nasce, è e sarà una gara di endurance trail in montagna, dove tutti devono essere sullo stesso piano. Il Tor non vuole essere una complessa macchina organizzatrice di lunghi viaggi in alta quota, perché questi si possono sempre fare con altri mezzi, ritmi e in diverse occasioni senza dover mettere in campo soccorritori, commissari, elicotteri, guide, medici e molto altro. Se poi l’atleta interpreta il Tor come un “viaggio” nei propri sentimenti, nei propri limiti, nel suo intimo contatto con la natura, naturalmente ben venga.

L’appello di Arnaud meriterebbe una risposta più dettagliata sul ruolo sui commissari. Chiamati a far applicare semplicemente quello che c’è scritto nel regolamento. Da sempre. Il problema vero è che il regolamento tutti giurano di averlo letto, salvo poi cadere dalle nuvole se, per fare un esempio, viene fatto notare che la mancanza dei ramponcini nel materiale obbligatorio prelude a una squalifica. E che la stessa cosa vale se si viene accompagnati per lunghi tratti lungo il percorso. “Ma come, mia moglie viene fin qui da Napoli e non mi può accompagnare?”. “No, perché lei sta facendo una competizione in alta quota, dove possono presentarsi situazioni di sicurezza affrontabili solo da professionisti”. “Questa è una vessazione!”. “No, questa è una gara internazionale e in quanto tale ha delle regole precise”. Come tutte le gare.

Se tutti leggessero davvero il regolamento e lo tenessero sempre in mente, probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno dei commissari, anche loro volontari, anche loro trailer, anche loro con esperienza di attività in montagna. Certo, ci può essere quello simpatico e quello meno, quello poco sensibile allo stress del concorrente e quello invece più disponibile, ma dedicano tutti, nessuno escluso, il loro tempo alla incolumità di ogni singolo concorrente.

Sapete perché il Tor 2017 è partito con 22 minuti di ritardo? Perché tra gli atleti presi a campione per un controllo del materiale al cancello d’ingresso nell’area di partenza, diversi non avevano nello zaino tutto quello richiesto dagli organizzatori della gara (c’è stato persino chi ha mostrato ramponcini farlocchi le cui punte erano state allungate con la carta stagnola).

E tutto questo nonostante il briefing della sera prima e le mille raccomandazioni. Materiale non indicato a caso ma indispensabile per la propria sicurezza. Così questi atleti sono dovuti uscire dal cancello, attrezzarsi e rimettersi in fila per poter partire in regola. E non erano concorrenti di punta, ma quelli che il nostro amico Arnaud vorrebbe vedere in una classifica “popolare”, che poi è proprio quella più a rischio, e dunque inevitabilmente soggetta ai maggiori controlli. Inutile dire che questi trailer “furbi” o semplicemente ingenui sono stati poi ricontrollati più volte lungo il percorso. Ci sembra comunque singolare che fino all’anno scorso si gridava alla manica larga dei commissari e adesso si gridi alla loro severità. Fatto sta che lo scorso anno ci furono due squalificati, quest’anno nemmeno uno.

Ci sembra altrettanto singolare che quando i concorrenti vanno a fare gare all’estero (basta andare appena al di là del Monte Bianco) accettano di buon grado norme e controlli ben più severi e nessuno fiata.

Ma c’è un’altra cosa che ci sembra la più singolare di tutti: che “la lettera aperta a Madame Nicoletti”, a Madame Nicoletti non è mai arrivata in prima persona (motivo per cui in questa replica abbiamo usato il condizionale). È stata spedita all’amministrazione di VDA Trailers (che si occupa autonomamente di acquisti, fatture e bilanci), alla segreteria di VDA Trailers (che si occupa di iscrizioni e documenti necessari alle numerose gare della Società), ma non ad Alessandra Nicoletti, ad Alberto Lorenzi o a Piero Bordon, che sono la dirigenza di VDA Trailers a e che avrebbero potuto rispondere in prima persona e in breve tempo.

Nota dell'Ufficio stampa del Tor alla lettera inviata dal "senatore" Arnaud Simard. 

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