E’ in una cella del carcere di Brissogne il 56enne bosniaco che, nella mattinata di ieri, venerdì 13 aprile, guidava il furgone fermato al traforo del Monte Bianco, sul quale sono stati rinvenuti oltre 2 kg di tritolo e due detonatori. Per lui, incensurato, dopo gli interrogatori e gli accertamenti, andati avanti quasi tutto il giorno, è scattato l’arresto. L’accusa è di introduzione nello Stato e detenzione di materiale esplodente. Si tratta di reati previsti dalla legge che detta disposizioni sul controllo delle armi, puniti con pene dai tre ai dodici anni di carcere.
Sono invece risultati estranei alla situazione gli altri passeggeri del mezzo, vari uomini e una donna, anche loro dell’est europeo. Il Mercedes sprinter bianco è stato fermato appena uscito dal tunnel, all’ingresso in Italia, come in un normale controllo, ma gli agenti (sul posto, oltre alla Polizia di frontiera, Squadra mobile e Digos) lo hanno esplorato minuziosamente e, nascosto in un vano dietro l’autoradio, hanno trovato l’esplosivo, diviso in una quindicina di panetti. Sul furgone, anche i detonatori. Sono intervenuti gli artificieri, per mettere in sicurezza il materiale rinvenuto, mentre partivano gli interrogatori degli occupanti del pulmino.
Le indagini nascono da un’inchiesta antidroga della Questura di Milano e sono coordinate dal pubblico ministero Luca Ceccanti, che ieri è salito al traforo, poco dopo il ritrovamento, assieme al procuratore capo Paolo Fortuna. Per gli inquirenti, esclusi legami con il terrorismo, il tritolo era destinato alla criminalità comune. L'autista del mezzo aspetterà in cella l'udienza di convalida dell'arresto.