Il permafrost del Monte Bianco sotto “sorveglianza speciale”
Il permafrost del Monte Bianco, e il suo comportamento in epoca di cambiamenti climatici, finiscono sotto la lente d’ingrandimento della Regione. Coordinato tecnicamente dal Servizio attività geologiche dell’Assessorato alle opere pubbliche, un progetto di monitoraggio, affidato all’Università Bicocca di Milano, ha per oggetto la massa ghiacciata permanente dell’area della stazione di Skyway a Punta Helbronner, a 3.462 metri di altitudine.
Il presupposto fattuale dell’indagine – valido non solo per la Valle d’Aosta – è nella fusione del permafrost in alta quota. Da qui la decisione, in una serie di località (tra le altre, in Svizzera e alla Capanna Margherita sul Monte Rosa), di avviare osservazioni per comprendere tale dinamica da un punto di vista scientifico, cioè cercando di ricavare dati consolidati, in profondità.
Sonde già installate
Il sito di punta Helbronner è stato scelto per le sue caratteristiche, con le infrastrutture della stazione che offrono opportunità logistiche ritenute favorevoli per lo studio, ma anche per l’avvenuto accertamento del fenomeno. Ad oggi, sono state installate delle sonde di temperatura all’interno del pozzo da 80 metri, che misurano il differenziale termico tra la superficie e la parte più interna. Altri sensori verranno posizionati nell’ambito delle attività pianificate.
I primi dati sono attesi non prima della metà di quest’anno. Gli esiti, facendo rete con realtà come la Capanna Margherita, – fanno sapere dal servizio attività geologiche – si riveleranno utili, sia per valutare i riflessi sulle strutture esposte al fenomeno in quota, sia per capire cosa può innescare eventuali crolli del permafrost, tema che gli specialisti suppongono possa diventare sempre più attuale in futuro.
L’esigenza dei monitoraggi
Un ruolo logistico di rilievo è ovviamente interpretato da Skyway, ove è previsto, tra l’altro, l’allestimento di pannelli informativi, affinché il flusso di pubblico possa essere informato e sensibilizzato sulle attività in corso. Peraltro, l’esigenza di monitoraggi era stata sollevata in primis dalla gestione dell’impianto, come si ricava dal documento di accompagnamento del bilancio delle Funivie del Monte Bianco (società concessionaria di Skyway) relativo all’esercizio 2022.
Vi si legge infatti che “un’altra variabile aleatoria non gestibile”, con un ruolo da protagonista nell’estate 2022 nell’ambito di “uno scenario di cambiamento in corso”, è “il caldo straordinario che, a seguito del perdurare di alte temperature sopra la media sin dal mese di giugno, ha determinato condizioni di instabilità̀ in alta montagna (roccia, permafrost, ghiacciaio) che hanno imposto l’interruzione delle attività̀ di frequentazione varia del massiccio del Monte Bianco per l’intera stagione estiva”.
L’instabilità e il calo di presenze
Ricordato come “questo ha comportato l’assenza delle guide alpine e degli alpinisti con una riduzione stimata in almeno 8.000 presenze per l’intero periodo” (sulle oltre 250mila annue nell’area), la società funiviaria metteva in evidenza la necessità di un “riscontro con gli enti regionali competenti” (piazza Deffeyes è proprietaria dell’impianto) su vari aspetti, vale a dire l’“attuazione di un piano di monitoraggio continuo del contesto esterno (aspetti geologici ed evoluzione permafrost) a Punta Helbronner”, “vizi di origine del complesso funiviario”, nonché “eventi imprevisti ed imprevedibili”.
Nell’attesa del confronto su “organizzazione delle attività, responsabilità e dovere di agire e sostenimento delle spese relative”, Skyway s’impegnava a continuare “senza indugio a garantire sicurezza ai lavoratori e alla clientela e operare a salvaguardia del bene regionale”. Il documento di bilancio osservava poi che “la variabile dello scioglimento del permafrost rende di non facile analisi ed attuazione degli investimenti in quota”, ritenendo “importante che i manufatti in alta quota vadano monitorati, messi in sicurezza e valorizzati”.
La risposta della Regione
Annotazioni a cui, dall’amministrazione regionale, era giunta una prima risposta nello scorso settembre, con atti che avevano trasferito alla concessionaria (che dal 2019 ad oggi ha segnalato “iniziative di prevenzione attivate a proprio carico che hanno confermato la problematica”) la somma di 500mila euro.
Una cifra per “la progettazione e la realizzazione, per l’anno 2023, di interventi finalizzati a mitigare gli effetti derivanti dallo scioglimento del permafrost nei luoghi adiacenti alle strutture del complesso funiviario medesimo”. Dallo studio sono poi attese le risposte di tipo scientifico, con la volontà di arrivare anche a costruire un modello 3D attraverso i dati ricavati.