Affaire Longarini, finita la discussione: sentenza il 9 aprile

Concluse le arringhe degli avvocati, e dopo una quindicina di minuti di dichiarazioni spontanee dell’ex pm, il Gup di Milano ha fissato la prossima udienza, in cui è attesa la sentenza, al prossimo 9 aprile.
Pasquale Longarini
Cronaca

Il sipario sul primo grado del procedimento, al Tribunale di Milano, che vede imputati l’ex pm di Aosta Pasquale Longarini, il titolare del “Caseificio Valdostano” Gerardo Cuomo e l’albergatore Sergio Barathier, calerà martedì 9 aprile prossimo. Per quella data, il Gup Guido Salvini ha infatti fissato la prossima ed ultima udienza, dopo il completamento, nella giornata di oggi, venerdì 22 marzo, delle arringhe difensive.

Lo scorso 19 febbraio, il pm Giovanni Polizzi aveva tenuto la sua requisitoria, culminata nelle richieste di pena al giudice: tre anni per il magistrato oggi in servizio ad Imperia (accusato di induzione indebita a dare o promettere utilità, assieme agli altri due imputati, nonché, da solo, di favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio), due anni per l’imprenditore alimentare e due mesi per il contitolare dell’Hotel Royal e Golf di Courmayeur.

Quindi, aveva iniziato ad arringare l’avvocato Claudio Soro, per la difesa Longarini. Da poco prima di mezzogiorno di oggi, nell’udienza durata quasi cinque ore, si sono succeduti – nella richiesta di assoluzione per i rispettivi assistiti – la collega Anna Chiusano (sempre del team legale del già procuratore capo facente funzioni di Aosta), gli avvocati Maria Rita Bagalà e Gilberto Lozzi (per Cuomo) e i difensori Fulvio Simoni e Jacques Fosson (per Barathier). Da registrare anche alcune dichiarazioni spontanee rese da Longarini, per una quindicina di minuti, nell’ottica di fornire precisazioni rispetto ad alcune affermazioni del pm.

Al termine, pochi commenti da parte dei legali, prevalentemente orientati ad una silenziosa attesa della sentenza. A parlare è solo l’avvocato Fosson: “Il giudice è stato molto attento, ha preso molti appunti. Adesso non possiamo fare altro che aspettare. Siamo molto fiduciosi. Riteniamo che la condotta del nostro cliente sia assolutamente lecita, che non ci sia ragione di pensare che si possa giungere a sentenza di condanna”.

Le indagini che hanno condotto al giudizio per i tre imputati erano iniziate con l’arresto, il 30 gennaio 2017, dell’allora pm Longarini (un secondo filone, con altri indagati e su altre ipotesi di reato, risulta ancora aperto). Le udienze al Tribunale di Milano erano iniziate il 26 giugno dello scorso anno. Cuomo e Barathier hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato, scelta analoga a quella del magistrato, che ha tuttavia condizionato la richiesta ad essere sentito in aula.

Il suo esame, per un paio d’ore di domande, si è tenuto a fine ottobre 2018. In un’occasione successiva, il Gup ha anche chiamato a testimoniare in aula l’avvocato milanese Roberto Craveia, già difensore di Barathier in procedimenti fiscali, al fine di chiarire alcuni aspetti dei rapporti tra l’albergatore e Longarini. Lo scorso febbraio, prima dell’inizio della discussione, il pm Polizzi aveva chiesto al giudice di acquisire al fascicolo alcuni atti dell’“Operazione Geenna” della Dda di Torino, emersa nel frattempo, sulle infiltrazioni di ‘Ndrangheta in Valle.

Una richiesta che il giudice ha accolto solo parzialmente, limitando l’integrazione delle carte processuali ai soli capi d’imputazione dell’ordinanza da 920 pagine del Gip piemontese e solo per la cognizione del reato presupposto del favoreggiamento contestato, nonché per la comprensione dell’esatta scansione temporale degli eventi, in merito all’annotazione conclusiva dell’inchiesta torinese. A quel punto, la requisitoria dell’accusa, le arringhe difensive e le dichiarazioni spontanee di Longarini. Martedì 9 aprile, le eventuali repliche e contro-repliche delle parti, dopodiché la sentenza, che metterà fine – nel bene, o nel male – all’attesa degli imputati.

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