Andrea Chaves Lopez, l’alpinista che amava Dante. Un ritratto del 21enne morto sul Bianco

09 Settembre 2017

Era uno spirito eclettico, il 21enne che ha perso la vita precipitando durante la salita della via Major al Monte Bianco, sul versante della Brenva. Andrea Chaves Lopez, di Novi Ligure (Alessandria), per quanto non nuovo alle ascensioni “in solitaria”, si era fatto un nome anzitutto nella corsa, con alcune vittorie alle prime gare in cui si era presentato da competitivo, tra le quali dei trail. 

Chi lo aveva incontrato a quegli appuntamenti, però, si era presto accorto di come il running rappresentasse soltato uno degli aspetti della sua vita sportiva. La passione per la montagna emergeva immancabilmente nei discorsi pre e post gara, quasi non riuscisse a tenere per sé quel fascino, tanta era l’attrazione che esercitava su di lui. La stessa sensazione ricavata anche ascoltando il padre, che spesso lo affiancava in parete, per tentativi di scalata appena affrontati, o ancora allo studio.

Alla disciplina fisica, però, Chaves Lopez affiancava una particolarità per cui si era distinto fin dalla prima adolescenza: l’abilità di declamare a memoria canti della “Divina Commedia” di Dante. Non certo un tratto comune per un ragazzo del 1996, tanto che non era infrequente venisse chiamato in tutt’Italia per delle serate a tema (una delle sue apparizioni è testimoniata da questo video). Su un blog dedicato alla corsa, un altro giovane che lo aveva conosciuto in pista ha scritto: “Il soprannome del Benigni novese non so se gli piacesse, ma senza dubbio poteva calzargli”.

Il piemontese era partito verso l’una della notte tra giovedì 7 e venerdì 8 settembre. L’ora adeguata per affrontare una via impegnativa come la Major. Stando alla ricostruzione degli uomini della stazione di Entrèves del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, operata sulla base delle foto scattate dall’alpinista stesso durante l’ascesa, l’incidente in cui è deceduto si è verificato dopo le tre del mattino, quando la salita era iniziata da poco più di due ore.

Il ragazzo scalava “in solitaria”, come aveva già fatto altre volte sia sul Bianco, sia sul Cervino, e non sono stati individuati testimoni dell’incidente. Secondo le ipotesi degli inquirenti, alla base della caduta che lo ha fatto precipitare per quasi trecento metri, finendo in un crepaccio terminale ai piedi della parete d'inizio via, vi può essere una scarica di sassi, o uno scivolamento causato dal manto nevoso instabile.

Il recupero del corpo, individuato ieri sera durante un sorvolo dell'elicottero della Protezione civile effettuato a seguito del suo mancato rientro al campeggio di Courmayeur ove soggiornava, è stato complesso. Le condizioni meteo non erano affatto ottimali e la zona è sotto la minaccia costante di seracchi. L’unica soluzione possibile è stata vericellare nel ghiaccio una guida, con il velivolo rimasto ad un’altezza di quindici metri dall’apertura. L’operazione si è conclusa ai confini dell’imbrunire. La salma è stata composta alla camera mortuaria di Courmayeur, dove nella notte sono arrivati i genitori. 

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