Casinò, la Finanza a Palazzo regionale e il rischio del fallimento dietro l’angolo

Nella mattinata di oggi le “Fiamme gialle” sono state in piazza Deffeyes per un prosieguo di attività investigativa sulla Casa da gioco. Massimo riserbo sugli accertamenti, ma il Casinò resta all’attenzione degli uffici inquirenti.
Guardia di Finanza
Cronaca

I militari non sono passati inosservati al personale in servizio tra l’Assessorato alle finanze e la Presidenza della Regione: nella mattinata di oggi, mercoledì 29 maggio, la Guardia di finanza è stata in piazza Deffeyes, in un prosieguo di attività investigativa riguardante la Casa da gioco.

Massimo riserbo sugli accertamenti, ma il dato di fatto è che il Casinò resta all’attenzione degli uffici inquirenti. La Procura della Repubblica, non va dimenticato, ha chiesto lo scorso 7 novembre di dichiarare fallita l’azienda di Saint-Vincent e quell’istanza, mai ritirata, corre parallela alla procedura di concordato, in corso sotto l’egida del Tribunale.

Per questo, dal secondo piano di via Ollietti, il procuratore capo Paolo Fortuna e i suoi sostituti (in particolare Luca Ceccanti, firmatario dell’istanza e titolare di fascicoli su Saint-Vincent, come quello sulle “Lettere di patronage”) ne seguono l’andamento passo dopo passo. L’amministratore unico Filippo Rolando lo sa e, soltanto all’inizio dello scorso aprile, ricordava come l’incubo fallimentare non fosse ancora scacciato.

Se fuggirlo, inizialmente, significava presentare un piano concordatario credibile – risultato acquisito con il “semaforo verde” del Tribunale allo stesso, il 27 marzo scorso – adesso l’asticella si alza: si tratta di guidare la nave della procedura tra i flutti di un mare con più di un’onda alta, facendola giungere al porto dell’omologazione del concordato.

La scadenza più vicina, cioè il 9 luglio prossimo, è quella dell’adunanza in cui i creditori dovranno votare sulla proposta di ripartizione di quanto esigono dalla Casa da gioco. In vista di quel momento, tuttavia, il Commissario giudiziale, il commercialista torinese Ivano Pagliero, nominato dal Tribunale per sovraintendere il Concordato, ha chiesto – al socio, quindi alla Regione (che partecipa il Casinò al 99.9%) – chiarezza, in particolare, su due aspetti.

Il primo è l’approvazione della bozza di bilancio allo scorso 31 dicembre, predisposta dall’au Rolando. Una richiesta già avanzata dallo stesso amministratore unico, con ben due lettere indirizzate a piazza Deffeyes. Entrambe le figure, nelle loro invocazioni, hanno insistito su un punto: effettuare l’adozione prima della riunione dei creditori, pena il rischio di non incassare la loro fiducia in quell’occasione.

L’altro aspetto, su cui Pagliero è stato estremamente chiaro riguarda invece il debito di oltre 48 milioni che il Casinò vanta verso Finaosta (di fatto, viste le percentuali pressoché integrali di partecipazione nelle due società, che la Regione vanta verso se stessa). Nel concordato è stato considerato “postergato”, cioè tra quelli che non saranno soddisfatti nell’ambito della procedura, per venire restituiti solo dopo il rimborso degli altri crediti.

Il Commissario ha sollecitato la Regione a dire cosa ne sarà di quella somma, perché se un’interpretazione la vorrebbe “persa per sempre”, a Pagliero pare possibile aderire a un’“esdebitazione”, cioè compiere operazioni di patrimonio netto che non rendano automatico il finale più tragico per la collettività. Anche in questo caso, ha chiesto di sentirselo dire entro il 9 luglio, sempre per chiarezza verso i creditori.

Passi che implicano profonda assunzione di responsabilità, come peraltro sarebbe lecito attendersi in una situazione in cui è in bilico, tra l’altro, il destino di centinaia di lavoratori. La politica regionale appare però in affanno e crisi d’identità. Non solo ha perso un protagonista assoluto degli ultimi decenni, il consigliere sospeso Augusto Rollandin, condannato per corruzione a 4 anni e 6 mesi, considerato “Deus ex machina” di tutto ciò che riguarda Saint-Vincent, ma diversi sono i fascicoli giudiziari sul Casinò che avvolgono amministratori di oggi e ieri.

Sia il processo penale, sia quello contabile, sui 140 milioni di finanziamenti liquidati dalla Regione vanno verso il secondo grado, con un panorama che si è complicato per gli indagati. Da un canto la recente condanna del già au Luca Frigerio, e dall’altro la segnalazione alla Procura generale della Corte dei Conti del debito “postergato”, hanno fatto salire la pressione ai coinvolti nelle varie vicende.

Una situazione che, in un madornale rovesciamento di senso logico, pare aver convinto i “big” di piazza Deffeyes che il problema sia nel concordato, destinato a palesare la reale entità economica di alcune scelte del passato (come la ristrutturazione del complesso del Billia e della Casa da gioco) e quindi da avversare. Da qui, la “renitenza” al voto al bilancio (vedi l’incarico consulenziale affidato negli scorsi giorni, le riunioni frenetiche, alcune anche con ex consiglieri regionali) e, più in generale, la “sordità” agli “appelli” dell’au e del Commissario giudiziale.

La mancata approvazione del bilancio difficilmente porterebbe alla fiducia dei creditori il 9 luglio. Uno scenario di fronte al quale riesce davvero impervio immaginare l’omologazione del Concordato da parte del Tribunale. La diretta conseguenza sarebbe il riemergere dell’istanza fallimentare, su cui i giudici sarebbero, naufragata la procedura concorsuale, chiamati ad esprimersi. Uno scenario che, per i diretti protagonisti della gestione di Saint-Vincent, potrebbe aprire, tutt’altro che inverosimilmente, profili di responsabilità ancora più gravosi. Sfugge come alla politica possa non apparire lampante questo aspetto.

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