Corruzione sotto il Cervino, Chiavazza esce dal silenzio: tre ore di dichiarazioni al Gup

10 Maggio 2021

Aveva scelto di non rispondere all’interrogatorio di garanzia, all’indomani del suo arresto, poi declinato (per ben due volte) l’invito a comparire del pm titolare dell’inchiesta, restando così quasi sei mesi in carcere, ma oggi, lunedì 10 maggio, è uscito dal silenzio. Nell’udienza iniziata alle 9.30 di stamane e finita poco dopo le 17, dinanzi al Gup Davide Paladino, il principale imputato del processo su episodi corruttivi all’ombra del Cervino, l’ex capo ufficio tecnico del comune di Valtournenche Fabio Chiavazza (51 anni, di Challand-Saint-Victor), ha reso dichiarazioni spontanee, parlando per circa tre ore.

“Ha dato spiegazioni”

“Il mio assistito – commenta lasciando palazzo di giustizia l’avvocato che lo difende, Anna Rossomando, del foro di Torino – ha chiarito bene la sua posizione, spiegando tutte le procedure osservate dal punto di vista amministrativo. Era la prima volta che lo faceva e si è soffermato su come, nel suo ruolo, ritiene di aver agito sempre in buona fede e correttamente. Ha dato spiegazioni, anche con riferimenti specifici alla normativa (poco distante, l’imputato sorregge alcuni voluminosi faldoni di documenti, ndr.), perché parliamo, nel caso di appalti, di procedure complicate tecnicamente”.

Chiavazza, secondo l’accusa (ad indagare erano stati i Carabinieri), ha “addomesticato” gare e incarichi a favore di impresari che si sono “sdebitati” versandogli circa 50mila euro (l’indagine non ha comunque riguardato solo l’amministrazione comunale), ma anche stretto un “patto indebito” con l’ex presidente della Cervino Spa, Federico Maquignaz (54, Valtournenche), per la ristrutturazione del bar “Rocce nere”, sulle piste di Cervinia, per cui è contestata anche la violazione del testo unico sull’edilizia.

Dopo la lunga deposizione del 51enne, che è uno dei 15 imputati ad aver scelto di essere giudicati con l’abbreviato, nel pomeriggio sono stati ascoltati due testimoni cui la difesa dell’impresario Nicolò Bertini (35, Alagna Valsesia) aveva condizionato la richiesta di rito alternativo. L’udienza è quindi stata rinviata al prossimo 21 maggio per la requisitoria del pm Luca Ceccanti. Il resto del calendario vedrà le parti civili (Comune di Valtournenche ed Anas) e i difensori susseguirsi il 27 maggio, nonché il 3, 9, 14 e 21 giugno, giorno in cui è attesa la sentenza.

Gli imputati in abbreviato

I capi d’imputazione, frutto del fascicolo di circa 12mila pagine dell’inchiesta “Do ut des”, ricco anche in intercettazioni telefoniche ed ambientali, includono ipotesi, contestate a vario titolo, di concussione, corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta, falso ideologico, abuso edilizio e reati tributari. A giudizio con l’abbreviato, assieme a Chiavazza, Maquignaz e Bertini ci sono: Cristina Camaschella (56, Antey-Saint-André), dipendente comunale a Valtournenche; gli ingegneri Corrado TrasinoGiuseppe Zinghinì (57 e 44, Aosta) e Adriano Passalenti (46, Saint-Nicolas).

Rito abbreviato anche per: i professionisti Stefano Rossi (57, Piacenza) e Rosario Andrea Benincasa di Caravacio (54, Torino); gli architetti Ezio Alliod (60, Verrès) e Marco Zavattaro (51, Quart); l’artigiano Stefano Trussardi (46, Aosta); l’amministratore unico della “Ivies” Enrico Giovanni Vigna (67, Quincinetto), l’amministratore della “Chenevier” Spa Luca Frutaz (47, Aosta) e l’au della “Edilvi costruzioni” Ivan Voyat (55, Aosta).

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