Era un istruttore nazionale del Cai l’alpinista veneto precipitato sul Cervino
Era un istruttore nazionale del Club Alpino Italiano il 52enne morto ieri, martedì 14 agosto, mentre scalava il Cervino. Fiorenzo Bottega, residente a Conegliano Veneto (Treviso), ha perso l'equilibrio sul traverso del Leone, un tratto quasi orizzontale della via italiana alla vetta a 3.600 metri di quota, che conduce all'omonimo colle. Forse, in un passaggio delicato, gli è mancato l'appiglio di una mano, forse il peso dello zaino lo ha sbilanciato. Uno dei suoi tre compagni, come ha raccontato ancora sotto choc agli uomini del Sagf della Guardia di finanza del Breuil, gli era subito dietro e lo ha visto cadere e sparire nel canalone sottostante, in un volo di diverse centinaia di metri.
I componenti del gruppo, tutti istruttori Cai, ben equipaggiati e con all'attivo numerose ascensioni, avevano scelto di affrontare quel tratto senza legarsi tra loro. Una valutazione tecnica, effettuata sulla base delle esperienze individuali, che gli “addetti ai lavori” sostengono non avventata, perché molto legata ad aspetti soggettivi. Sulle relazioni di ascesa al Cervino, quel tratto viene giudicato “non impegnativo”, mentre il punto da affrontare “in conserva” è individuato dopo il colle del Leone, cioè immediatamente successivo a dove è accaduto l'incidente.
Bottega e i suoi compagni erano partiti nelle prime ore del mattino di ieri dal trevigiano, terra di tutti i partecipanti all'uscita in Valle d'Aosta. Giunti in a Cervinia verso le 9.30, sono saliti in jeep al rifugio Duca degli Abruzzi all'Oriondé. Da lì, dopo essersi rifocillati, ha avuto inizio l'ascensione. Il programma era di arrivare ai 3.830 metri della Capanna Carrel, fermarsi per la notte e, quest'oggi, nel giorno di ferragosto, compiere l'“attacco” alla vetta e ridiscendere, dopo aver abbracciato con lo sguardo il panorama unico dai 4.478 metri della sommità che sovrasta Valle d'Aosta e Vallese.
Dal racconto dei compagni ai finanzieri comandati dal maresciallo Massimiliano Giovannini, reso nella serata di ieri dopo essere tornati a valle, fino a quel momento non c'erano stati problemi e la salita procedeva senza intoppi. All'improvviso, la montagna ha ricordato a chi la scalava che, a dispetto della preparazione e dell'esperienza, l'incidente è sempre dietro l'angolo e quello che doveva essere il preludio ad un giorno felice, con la conquista di una delle cime d'Europa, si è trasformato nel momento più triste, quello della perdita di un amico.