“I rilievi nivologici non provocarono la valanga che uccise Simona Hosquet”

La perizia disposta dal gip di Aosta nell'ambito dell'indagine per omicidio colposo e disastro colposo scagiona l'ingegnere di Fondazione montagna sicura Giuseppe Antonello e le guide alpine Stefano Pivot e Gianfranco Sappa.
Cronaca

I rilievi nivologici non provocarono la valanga che il 6 febbraio 2014 uccise la guida alpina Simona Hosquet, guida alpina trentenne e primo caporal maggiore scelto dell’Esercito, che sciava fuoripista nella Valtournenche con tre clienti stranieri.

La perizia disposta dal gip di Aosta nell’ambito dell’indagine per omicidio colposo e disastro colposo scagiona l’ingegnere di Fondazione montagna sicura Giuseppe Antonello e le guide alpine Stefano Pivot e Gianfranco Sappa. 

Dall’esito della perizia svolta come incidente probatorio dal capitano degli alpini Renato Cresta, esperto nivologo, infatti "non pare ravvisarsi alcun profilo di responsabilità a carico dei tre indagati", spiega uno degli avvocati difensori, Renzo Cocchi del foro di Torino (gli altri avvocati degli indagati sono Massimiliano Sciulli e Federico Parini).

La valanga si staccò verso le 12.30, ai circa 2.600 metri di quota del Col Croux, e precipitò su 23 sciatori, falciandone sei, in una zona dove scendevano freerider che praticavano l’eliski. Dai primi riscontri emerse che il distacco fu "provocato dal passaggio di alcuni sciatori su una placca a vento". La slavina fu di notevoli dimensioni, grande quasi come tutto il versante della montagna, con un fronte di 400 metri, una lunghezza di mezzo chilometro per 300 metri di dislivello. 

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