La giustizia in Valle funziona, preoccupazione per una possibile riduzione dell’organico
Fotografia di un sistema giudiziario che tenta di aprirsi ai cittadini, di essere percepito oltre le storture e le convinzioni (tanto popolari, quanto spesso erronee), di comunicare. E’ quella che emerge dal “bilancio sociale” presentato oggi a Palazzo di giustizia, anche perché – a parlare è il neo-presidente del Tribunale di Aosta, Eugenio Gramola – “occorre migliorare il rapporto tra questa istituzione e la ‘società civile’”.
“Posso capire – aggiunge il magistrato di più “lungo corso” in via Ollietti – che la percezione, per chi deve testimoniare in un giudizio penale, o dinanzi al giudice istruttore, sia quella di perdere del tempo. Però, noi facciamo il possibile -e dovremo fare sempre più- per essere veloci e cortesi, ma si deve capire che per avere una giustizia che funziona bisogna dare qualcosa e testimoniare significa comportarsi correttamente”.
Da questo intento, l’elaborazione di un documento destinato anche a chi non possiede competenze specifiche, mirato a “misurare” la performance del sistema giudiziario nella nostra regione, in particolare attraverso i dati che ne definiscono l’attività. Per il Tribunale, la struttura giudicante presieduta appunto dal giudice Gramola, nominato lo scorso dicembre in sostituzione del magistrato Massimo Scuffi, si tratta dei numeri legati ai processi gestiti.
Giudizi civili: in aumento i processi definiti
Per l’area civile, nella cognizione ordinaria, quella che raggruppa buona parte del contenzioso, nel biennio 2016/7 sono stati iscritti a ruolo 516 procedimenti e 623 ne sono stati definiti, con 557 giudizi che restano pendenti. La variazione, rispetto al periodo 2015/6, è di lieve diminuzione delle nuove iscrizioni (-4,8%), netto aumento delle definizioni (+32,6%) e flessione delle pendenze finali (-16,1%).
Per quanto riguarda le udienze in fatto di famiglia, a parità di periodi temporali, nel campo delle separazioni le cause iscritte sono state 121, quelle definite 108 e 64 restano pendenti. Nei divorzi, i procedimenti sopraggiunti sono 108 e quelli risolti 104, con 56 che ancora devono giungere a conclusione.
Cifre dalle quali emerge una tendenziale, anche se malcerta, diminuzione delle controversie nella nostra regione, alle quali si affianca il dato relativo alla durata media dei procedimenti civili ordinari, sceso dal passato ed ora attestatosi a 416 giorni, giudicato “eccellente” a Palazzo di giustizia. Possono sembrare tanti, ma occorre leggerli alla luce del fatto che il complesso dei termini concessi alle parti arriva a 250 giorni, oltre ai tempi di notifica e ai 30 giorni di legge spettanti al giudice per depositare la sentenza.
Procedimenti penali: Ufficio Gip/Gup “in apnea”
Nell’area penale, in fatto di dibattimento collegiale, 10 processi sono stati iscritti nell’ultimo biennio, 9 definiti e 4 restano pendenti. Il rito monocratico ha visto invece 548 procedimenti andare a ruolo, 495 giungere ad esito e 194 restare in pendenza. L’attività del Giudice per le indagini preliminari/per l’udienza preliminare è tuttavia quella dalle cifre più sostanziose: 1.462 i giudizi iscritti, 1.137 definiti e 567 pendenti.
Se nel caso del dibattimento (collegiale e monocratico), l’analisi dei dati porta a concludere che “gli uffici sono in grado di far fronte alle sopravvenienze in modo efficace”, secondo il rapporto gli indicatori all’Ufficio Gip/Gup mostrano una criticità, data da un decremento del 56,8% nelle definizioni (e da un 87% in più delle pendenze) rispetto al 2015/6.
“In parte, – spiega il presidente Gramola – si spiega con il frequente ricorso all’istituto della ‘messa alla prova’ (l’estinzione del reato tramite dei lavori di utilità sociale, ndr), che richiede necessariamente tempi lunghi per la formazione di un programma di trattamento e per lo svolgimento della prova stessa”. Tuttavia, “una più accorta assegnazione dei fascicoli, tenendo conto delle incompatibilità, contribuirebbe a riportare l’indice di ricambio ai livelli degli altri anni”.
Tribunale: riorganizzazione imminente
Al riguardo, il Presidente del Tribunale è al lavoro per la riorganizzazione interna, proprio nell’ottica di eliminare le incompatibilità e snellire ulteriormente tempi e giacenze. I criteri sostanziali di quest’azione, di imminente conclusione, sono rappresentati dall’introduzione di un collegio penale unico, dalla separazione delle funzioni di Gip e Gup (“chi compie gli atti del primo, non può poi fare quelli del secondo”) e dall’individuazione di momenti appositi per atti di riesame o udienze civili, nei quali non dovranno essere programmare altre udienze. “Così facendo – dice Gramola – si può migliorare l’immagine del Tribunale”.
Esiste, però, nell’orizzonte del Presidente, una preoccupazione, legata all’organico. E’ infatti in discussione, da parte dello Stato, un decreto per la revisione della competenza in materia di procedure concorsuali, che comporterebbe lo spostamento del giudice fallimentare al Tribunale di Torino (o ad Ivrea). “Questa manovra – commenta Gramola – avrebbe effetti decisamente deleteri, in quanto ad Aosta non esiste né una sezione fallimentare, né un giudice che si occupa solo di procedure concorsuali”.
Il magistrato che attualmente esercita tali funzioni (il dottor Marco Tornatore) dedica “il 20% circa della sua attività ai fallimenti e, quanto al resto, svolge attività di giudice penale, producendo – il dato è oggettivo ed indiscusso – un elevato numero di sentenze”. Il Presidente si sta quindi occupando di far presente “l’equivoco di fondo che ha dato luogo alla proposta di riduzione dell’organico, attualmente in discussione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Procura: decrescita della delittuosità
Per la Procura della Repubblica, la parte inquirente del sistema giudiziario, è stato il pubblico ministero Eugenia Menichetti ad illustrare il “bilancio sociale” relativo all’ufficio diretto, dallo scorso luglio, dal Procuratore capo Paolo Fortuna.
In linea con le funzioni della struttura, il documento fornisce, dopo un breve inquadramento sui contesti socio-produttivi e territoriale, alcuni “profili di realtà geo-criminale”. Dati che confermano, per gli ultimi dodici mesi, il trend di decrescita dei livelli di criminalità in Valle d’Aosta.
Al novembre 2017, il numero dei delitti è risultato pari a 3.689, a fronte di 4.235, con un calo del 12,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (a livello nazionale, la diminuzione è dell’8%). Il 33,9% dei delitti in origine attribuiti a soggetto ignoto risultano scoperti (la media italiana si attesta al 27,17%).
Il 41,7% delle fattispecie delittuose viene commesso nel capoluogo regionale. Il 22,9% dei soggetti deferiti alla Procura, in stato di arresto o con denuncia a piede libero, risultano essere stranieri, percentuale che sale al 25% osservando i reati predatori.
Un nuovo Sostituto in arrivo
Al momento, oltre al procuratore Fortuna, che ha avviato una ristrutturazione dell’ufficio dal momento del suo insediamento, risultano in servizio tre Sostituti, ognuno affidatario di un dipartimento d’indagini preliminari. Dei reati in fatto di “Persona e comunità familiare” si occupa il pm Menichetti, di “Ambiente e territorio” il pm Carlo Introvigne e di “Pubblica Amministrazione ed economia” il pm Luca Ceccanti.
Nell’organico è previsto un quarto posto. Verrà coperto il prossimo maggio, con l’arrivo del sostituto aostano Francesco Pizzato, cui corrisponderà la creazione di un nuovo ed ulteriore dipartimento. Non è l’unica innovazione di rilievo in Procura nel periodo: un’altra ha visto, nello scorso ottobre, l’introduzione dell’Ufficio di collaborazione del Procuratore.
Si tratta di una struttura nata con l’intento di valorizzare i quattro Vice Procuratori Onorari in servizio ad Aosta. Magistrati non togati che, in passato, svolgevano le funzioni del pubblico ministero esclusivamente in udienza, ma ora possono ricevere deleghe a compiere atti di indagine dai Sostituti e sono assegnatari diretti dei fascicoli in discussione al Giudice di Pace. Una revisione di funzioni che il sostituto Menichetti ha definito “non da poco”.
I dati sui fascicoli
Nel 2017, sono sopraggiunti 1944 fascicoli a carico di persone note e ne sono stati esauriti 2068. Anche nel caso dei procedimenti rientranti nella competenza del Giudice di Pace, le definizioni nell’anno (341) hanno superato le sopravvenienze (246). Lo stesso trend si registra per i fascicoli a carico di persone ignote: 1638 quelli definiti e 1433 quelli sopravvenuti. Infine, spostando l’analisi ai “modelli 45”, cioè gli atti non costituenti notizia di reato (che richiedono una ulteriore fase di accertamenti), 931 quelli esauriti e 862 i sopraggiunti. Flussi che fanno esprimere al sostituto Menichetti “l’orgoglio” della Procura per una buona produttività.
Giustizia, quanto ci costi?
In “un’ottica di massima trasparenza”, il dossier si chiude con un riepilogo delle principali spese di giustizia e di funzionamento legate alla Procura. Tra le prime, la maggiore rilevanza (178mila 498,27 euro nel 2017) è rivestita dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali. “Spesso la gente assiste a dei dibattiti su questo tema – ha detto il pm Menichetti – ma non sa quanto costino”. Il “bilancio sociale”, almeno per la Valle, offre la risposta, ma è bene che si sappia anche “che lo strumento viene usato consapevolmente dai magistrati inquirenti”. Nelle spese di funzionamento, invece, spicca il servizio di vigilanza armata del Palazzo di giustizia (189mila 920,28 euro).
Gli obiettivi futuri
L’efficacia e la qualità delle risposte fornite possono essere “ancora implementate” – si legge nel bilancio – attraverso “un’accorta gestione delle risorse”, che persegua, tra l’altro: un ulteriore snellimento della fase dell’afflusso delle notizie e della definizione dei procedimenti che non necessitano di particolare attività di indagine; la valorizzazione dell’analisi di dati informativi organizzati in database per i procedimenti “seriali”; la massima concentrazione dell’attività del pubblico ministero sui procedimenti di maggior peso ed interesse.