La Polizia stradale lo ferma nella notte a Châtillon con due clandestini a bordo: arresto e condanna
In ogni progetto, in ogni situazione, sono i dettagli a fare la differenza. E’ probabile che, fino a stanotte, Hosni Ahmed Elbarbary, un egiziano 43enne residente in Lombardia, una laurea in sociologia e un lavoro regolare, non ci credesse più di tanto. Dalle 2.30 di oggi, venerdì 13 ottobre, quando una pattuglia della Polizia stradale lo ha tratto in arresto a Châtillon, accusandolo di essere un “passeur”, è verosimile che la sua filosofia di vita sia cambiata.
Nel cuore della notte valdostana, in un giorno feriale, quando il traffico stradale è ai minimi, l’uomo è stato notato, alla guida di una Mercedes Vito, intento a rifornire il mezzo, in una stazione di servizio lungo la Statale 26. I poliziotti si sono avvicinati e hanno realizzato che, a bordo assieme a lui, c’erano altre otto persone. Non poche, per il "panorama" abituale della zona nelle prime ore del mattino: per tutti sono scattati i controlli di rito, com’è routine negli ultimi tempi da parte delle forze dell’ordine.
Dagli accertamenti è emerso che due dei passeggeri, un palestinese ed un altro egiziano, erano clandestini, cioè irregolarmente presenti in Italia. Tanto è bastato per far scattare le manette ai polsi di Elbarbary, con l’ipotesi di reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina (gli inquirenti ritengono che il gruppo fosse diretto all’estero). Ulteriore dettaglio cui l'uomo non deve aver prestato troppa attenzione mettendosi in auto (pare da Milano): il furgone non è risultato di sua proprietà, ma di uno dei passeggeri che lo aveva convinto a guidarlo (accollandogli così la responsabilità dei trasportati).
Condotto stamattina dinanzi al giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, per essere processato con rito direttissimo, l’uomo, difeso dall’avvocato Davide Meloni del foro di Aosta, ha concordato con il pubblico ministero Eugenia Menichetti una pena di un anno e quattro mesi di carcere, oltre a ventimila euro di multa, che il magistrato giudicante ha quindi applicato nei suoi confronti. In sentenza, stabilita anche la confisca del Mercedes Vito: il piano grossolano non è ricaduto solo sull’imputato.