L’assistenza dentistica sul territorio? Per la Corte dei conti è stata un danno da 700mila euro
Nelle intenzioni della Giunta regionale, che l’aveva deliberato alla fine del 2008, assicurandogli una copertura finanziaria arrivata al 2012 a un milione 765 mila euro (di cui solo meno della metà, cioè 553mila, realmente spesi), doveva trattarsi di un progetto sperimentale mirato ad incrementare l’assistenza dentistica sul territorio, con visite nei comuni della Valle. Secondo la Procura regionale della Corte dei Conti, però, le carenze sia nella programmazione (spettante all’Azienda Unità Sanitaria Locale), sia nell’attuazione (l’acquisto di un mezzo, un camper, che doveva fungere da ambulatorio mobile), sono state tante e tali non solo da non renderlo apprezzabile nei risultati, ma da configurare anche un danno erariale.
Partendo da tale presupposto sono stati citati a giudizio, con l’udienza tenutasi stamane in piazza Roncas, nella sede della sezione giurisdizionale della corte, vari dirigenti e funzionari dell’Azienda USL: gli ex direttori sanitari Pierluigi Berti e Clemente Ponzetti, l’allora primario della struttura di otorinolaringoiatria e odontostomatologia Paolo Canzi, il direttore amministrativo dell’epoca Valter Pietroni e l’ancor oggi coordinatrice dell’Ufficio Servizi Alberghieri e Logistica dell’Azienda, Maria Vittoria Dannaz. Nell’insieme, il danno contestato loro ammonta a 703mila euro, di cui 553mila relativi alla parte di programmazione dell’iniziativa e circa 150mila per l’acquisto del mezzo mobile da utilizzare.
L’attività istruttoria della Procura regionale ha preso il via da alcune notizie giornalistiche e da un esposto inviato alla Corte dei Conti. Per l’accusa, a seguito degli approfondimenti svolti, il mezzo acquistato “non aveva caratteristiche adeguate al suo compito”, al punto che è rimasto fermo per lunghi periodi, con i medici che si sono dovuti recare ad effettuare le visite utilizzando un altro veicolo aziendale. Non è tutto. La Procura sostiene anche che sia stato acquistato ricorrendo ad una procedura non legittima: la trattativa privata, cioè rivolgendosi direttamente ad una ditta, in elusione dei principi di concorrenza cui la Pubblica amministrazione deve attenersi, indicendo una gara aperta a più soggetti del mercato.
Questi elementi, “uniti alla carente programmazione”, risolta dall’USL, secondo il procuratore Rizzi, “con una pagina di progetto, per un investimento da cinquecentomila euro”, e non sanati nemmeno a fronte “della richiesta della Regione di una maggiore articolazione progettuale” (a seguito della quale, è sempre la tesi accusatoria, “l’Azienda ha inserito esclusivamente delle puntualizzazioni”), sarebbero alla base dell’esito inferiore alle aspettative dell’iniziativa (e alle somme spese per la sua concretizzazione). Agli imputati, la Corte dei Conti contesta inoltre l’uso di somme stanziate per il progetto per finalità ad esso estranee, come l’acquisto di materiale sanitario destinato ai reparti, o la contrattualizzazione di personale poi non coinvolto nel progetto.
Addebiti che le difese hanno respinto in blocco, sostenendo in termini generali l’assenza del danno erariale (i fondi sono comunque stati utilizzati per finalità pubbliche) e l’intervenuta prescrizione dei fatti. Per quanto riguarda il merito delle contestazioni, gli avvocati hanno poi fatto leva sul ruolo dei singoli imputati. Secondo Jacques Fosson, difensore del dottor Canzi, “non si capisce come possano essere ricondotti a lui, un medico chirurgo, i problemi avuti dal camper e relativi, tra l’altro, al sollevatore per l’accesso dei pazienti, al riscaldamento e alla rumorosità del generatore. Leggendo queste osservazioni, verrebbe quasi da chiamarlo più ingegnere, che dottore”.
Per Massimiliano Sciulli, che assiste l’ex direttore sanitario Berti, “il presupposto dell’accusa è una lettera della Regione con la quale si richiede la redazione di un progetto esecutivo. Però, il mio cliente non era tra i destinatari. Inoltre, gli si muovono contestazioni non attinenti all’aspetto di condivisibilità sanitaria, centrale nel suo compito”. Il difensore di Clemente Ponzetti, l’avvocato Francesco Dal Piaz, ha quindi sottolineato come “dal 1° gennaio 2009, egli non sia più stato direttore sanitario e abbia anche lasciato la sanità pubblica. Come poteva far rilevare eventuali mancanze, o intervenire sul progetto, se non era più in carica?”.
Fabrizio Callà, avvocato del direttore amministrativo dell’epoca Valter Pietroni, si è soffermato sulla procedura di acquisto del camper. “Parliamo di attività di ricerca e studio nei campi dell’odontostomatologia e dell’otorinolaringoiatria, – ha detto – cioè tipologie per le quali le norme dello Stato e della Regione prevedono il ricorso all’affidamento diretto. L’unico atto sottoscritto dal Direttore amministrativo è stata una richiesta di preventivo. Nulla di vincolante e se non avesse firmato, non sarebbe stato interessato dalla vicenda”.
Infine, Ignazio Pagani, legale di Maria Vittoria Dannaz, ha sintetizzato con una battuta un’osservazione comune a tutte le difese: “tutti gli avvocati di oggi portano gli occhiali, ma non vediamo il danno. Dovremmo andare dall’oculista? No, è solo che non esiste danno”. Inoltre, l’avvocato ha fatto notare che “il mezzo acquistato continua ad oggi a svolgere le sue funzioni. L’Azienda paga bollo ed assicurazione e viene utilizzato anche per il carcere, assolvendo i compiti che dovrebbero essere propri dell’ambulatorio interno”.
Sulla riuscita del progetto, si è pronunciato, tra l’altro, l’avvocato Fosson: “l’utilità per la comunità c’è stata. La crescita delle estrazioni e degli interventi sul territorio è stata esponenziale, con conseguente diminuzione dei ricoveri. L’Azienda ha speso meno. Forse proprio questo è il problema: più estrazioni fa l’ospedale, meno se ne fanno in giro”. Osservazioni, quelle dei difensori, definite in parte “stilistiche” dal procuratore Rizzi, che solo la sentenza, attesa per le prossime settimane, dirà se fondate, o meno.