Interventi fatti in intra moenia mai comunicati all’Usl, oppure comunicati mediante ricevute che riportavano cifre decisamente inferiori rispetto a quelle effettivamente percepite. E ancora medici che operavano nella struttura privata mentre risultavano in servizio all’ospedale regionale Umberto Parini, rifiuti pericolosi smaltiti in modo irregolare, utilizzo per interventi privatistici di medicinali e altra strumentazione destinata esclusivamente agli interventi di tipo pubblico.
Sono le molte irregolarità che Digos e Guardia di Finanza hanno rilevato nel corso delle indagini, durate più di un anno, in quella che è stata denominata “Operazione bisturi” che ha gettato nel caos il Day Hospital di regione Borgnalle ad Aosta, una struttura privata ma convenzionata con l’Usl. Le ipotesi di reato sono diverse, vanno dal peculato alla truffa aggravata, così come sono diverse le posizioni dei singoli indagati, 8 medici più il direttore amministrativo. Le riassumiamo qui di seguito.
Per Alberto Morelli, direttore amministrativo del Day Hospital, gli inquirenti ipotizzano il reato di peculato e di attività di gestione di rifiuti non autorizzata. In qualità di legale rappresentante Morelli si sarebbe appropriato di materiale fornito al Day Hospital dall’Azienda Usl per i soli interventi in regime pubblico. La cifra contestata è di 85.900 euro per gli anni dal 2005 al 2008. In questo periodo sarebbero stati regolarmente e con continuità utilizzati medicinali, camici, bisturi, protesi, garze, siringhe filo di sutura e altro materiale medico per interventi privatistici e quindi a vantaggio esclusivo della struttura.
Amedeo Manuel Mancini, primario del Reparto di ortopedia presso l’Ospedale Umberto Parini di Aosta, dovrà difendersi dal pubblico ministero che gli contesta i reati di peculato e truffa aggravata. Secondo la ricostruzione dell’accusa, da aprile 2005 a febbraio 2008, non avrebbe comunicato all’Usl 38 interventi eseguiti presso il Day hospital pur avendo rilasciato regolare ricevuta al paziente, compilata sull’apposito bollettario fornito dall’Usl. Così facendo avrebbe evitato di pagare il 30% dell’onorario all’Azienda sanitaria così come è previsto dall’attività intra moenia, appropriandosi di una somma complessiva che gli inquirenti indicano di 26.000 euro. In 3 casi il primario di Ortopedia invece avrebbe inviato all’azienda sanitaria una ricevuta con una cifra inferiore (1500 euro) a quella effettivamente percepita (2500 euro) e riportata sulla ricevuta rilasciata al paziente. Sempre secondo le indagini preliminari, il primario in diverse situazioni dalla timbratura sull’orario risultava regolarmente in servizio presso l’ospedale mentre stava operando, in regime intra moenia, i pazienti presso il Day Hospital. Da qui l’accusa di truffa.
Più defilate le posizioni degli altri indagati. A Micky Salval (primario di chirurgia d’urgenza) viene contestata la non comunicazione all’Usl di tre interventi effettuati tra il 2005 e il 2007. Il reato contestato è quello di peculato. Per Alessandro Albani (primario di anestesia e terapia intensiva), Antonio Antico (chirurgia vascolare), Paolo Pierini (primario di urologia) gli inquirenti ipotizzano sempre il reato di peculato contestando, però, un unico intervento eseguito in regime intramoenia e non comunicato all’Azienda Usl. Per loro non ci sarebbe, quindi, l’aggravante della ripetizione del reato.
Per Riccardo Brachet Contul (chirurgia generale), Paolo Millo (chirurgia generale) e Giorgio Basile (ortopedia) i reati ipotizzati sono di truffa aggravata. In un paio di occasioni avrebbero omesso di timbrare l’uscita per recarsi al Day Hospital dove erano impegnati in interventi in regime intramoenia. Così facendo avrebbero percepito due indennità recando un danno all’Azienda Usl e procurandosi un profitto che gli stessi inquirenti quantificano, per tutti e tre gli imputati, in poco più di un centinaio di euro.
Ora, gli indagati avranno tempo fino al 15 settembre prossimo per presentare memoria difensive e per farsi interrogare dal pm Luca Ceccanti.