Palpeggiò ragazza in discoteca, condannato a 14 mesi per violenza sessuale
Era in Valle d’Aosta per una settimana bianca e l’8 marzo 2014 aveva deciso di trascorrere la serata in un locale di Quart. Qualche bicchiere di troppo poi, a notte fonda, il palpeggiamento a una ragazza notata ballare. Per quei fatti, stamattina, Jinjun Sun, venticinquenne di Fregene di origini cinesi, è stato processato con l’accusa di violenza sessuale. Il Tribunale di Aosta in composizione collegiale (magistrati Massimo Scuffi, Davide Paladino e Anna Bonfilio) lo ha condannato a quattordici mesi di reclusione (pena sospesa).
In aula sono sfilate le giovani che avevano accompagnato l’amica in discoteca e che hanno testimoniato di aver notato per tutta la serata “quel ragazzo che cercava di toccarla, standole attorno”. Una di loro ha anche ricordato di aver visto chiaramente l’imputato “chinarsi per arrivare a palparla sotto la gonna”, toccandole “anche le parti intime”.
Per il pubblico ministero Luca Ceccanti, tale condotta configura un gesto “palesemente sessuale”, pienamente rientrante nell’accusa mossa al ragazzo, da punire con una condanna a quattordici mesi di reclusione. L’avvocato dell’imputato, Marco Casalini, ha parlato invece, nella sua arringa, di un atto riprovevole “di goliardia di un ragazzo ubriaco”, che non ha visto né la “costrizione della vittima”, né la “volontà di soddisfare istinti sessuali”.
Il difensore ha quindi insistito sulla dinamica che ha portato all’imputazione del giovane. A seguito del palpeggiamento, la ragazza rimastane vittima aveva chiesto ad un amico all’interno del locale di intervenire. Tra i due maschi era nata una discussione, conclusasi, secondo le testimonianze raccolte, con una “manata in faccia del cinese all’italiano”. Le giovani coinvolte nei fatti si erano presentate in Questura per rendere sommarie informazioni sull’accaduto e, dalla ricostruzione degli eventi, era emersa l’ipotesi di reato di violenza sessuale a carico di Sun.
Per l’avvocato Casalini, “si è arrivati a questo giudizio non per chiedere giustizia rispetto a un gesto, ma quale conseguenza di altra vicenda”. Il difensore ha quindi chiesto la derubricazione dell’imputazione del giovane nel reato di “molestie”, per il quale la querela di parte non sarebbe stata presentata in tempo utile: “chiedo quindi di non doversi procedere nei confronti del mio assistito”.
Dopo una camera di consiglio durata quasi un’ora, il collegio giudicante ha invece sentenziato per la colpevolezza del venticinquenne.