Pedopornografia, 45enne patteggia un anno e quattro mesi

22 Marzo 2019

Ha patteggiato, dinanzi al Gip del Tribunale di Torino, un anno e quattro mesi di carcere, il 45enne Antonio Russo, residente ad Aosta ed accusato della detenzione di materiale pedopornografico. La sentenza è degli scorsi mesi, ma la si è appresa solo oggi, venerdì 22 marzo. Le indagini sull’uomo erano iniziate nel 2017, per un’altra ragione: dall’analisi di un suo personal computer – effettuata per cercare tracce della “falsificazione” di certificati medici, finalizzata a beneficiare di periodi straordinari di assenza dall’impiego – erano spuntate “immagini dall’esplicito contenuto” pornografico, “inequivocabilmente riferite a minorenni”.

Oltre alle foto, il sostituto procuratore Lisa Bergamasco gli contestava di essere stato trovato in possesso di “files di testo contenenti i percorsi per raggiungere siti dal ‘dark web’”, l’Internet “nascosto” usato per il download di immagini e la visione di video “aventi per protagonisti anche bambini in età preadolescenziale”. Gli inquirenti erano risaliti, inoltre, alle “impronte telematiche” lasciate sui computer “dalle ricerche testuali effettuate per individuare siti pedopornografici”, nonostante gli “svariati accorgimenti per la cancellazione delle tracce della navigazione”.

I guai di Russo, però, non sono finiti. Visto il quadro probatorio, il pm aveva chiesto al Gip durante l’inchiesta, ottenendola, la custodia cautelare in carcere del 45enne. Al momento dell’arresto, il 7 giugno 2018, oltre a condurlo in cella, gli inquirenti avevano anche perquisito altri dispositivi elettronici nella sua disponibilità, dai quali erano emersi ulteriori files di natura illegale, ritenuti frutto della reiterazione del reato. La Procura ha così aperto un nuovo procedimento penale nei confronti dell’uomo, sempre per l’accusa di detenzione, per cui è ora in attesa di giudizio, agli arresti domiciliari (regime mantenuto dal giudice in occasione del patteggiamento). A difenderlo, l’avvocato aostano Davide Meloni.

All’epoca della vicenda dei certificati medici “taroccati” (per cui, il 26 settembre dell’anno scorso gli erano stati inflitti un anno e quattro mesi di reclusione dal Gup del Tribunale di Aosta, Giuseppe Colazingari), Russo era in servizio alla Guardia di finanza. Su di lui, anche nelle vicende successive, hanno indagato coloro che, fino a quel momento, erano stati suoi colleghi: gli uomini del Gruppo Aosta. Sospeso dal servizio all’epoca dei fatti, l’uomo è stato sottoposto al procedimento disciplinare “di stato”, conclusosi con l’espulsione dal Corpo.

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