Processo per l’incidente all’ingegner Chabod. Un testimone: “Cadono sassi da 70 anni”
“Ogni tanto viene giù qualche sasso. Da settant'anni ne vengono giù”. Lo ha detto, testimoniando in Tribunale nella mattinata di oggi, lunedì 2 luglio, il proprietario della vigna vicino a quella da cui, il 16 marzo 2011, si staccò un enorme masso, finendo sulla strada sottostante, ove stava transitando in auto l'ingegner Michel Chabod, rimasto gravemente invalido a seguito di quell'incidente.
La deposizione è stata resa nell'ambito del processo che vede sei imputati, per concorso in disastro colposo in relazione ai reati di frana ed attentato alla sicurezza dei trasporti e lesioni personali gravissime. “Quando cadevano sul mio terreno, li buttavo via. Poi, dieci-quindici anni fa, – ha continuato il testimone – sono andato in Comune a segnalarlo e hanno realizzato un muro alla mia vigna. Le cadute si verificavano già prima e sono continuate anche una volta rifatta la strada”.
La Procura, attraverso il pubblico ministero Eugenia Menichetti, contesta la mancanza di uno studio geologico preliminare ai lavori di ammodernamento dell'arteria stradale, avvenuti alla fine degli anni ottanta. Delle condizioni del versante ha parlato anche un altro testimone, il professor Giovanni Barla, già consulente della parte civile. “Se fosse stata fatta una valutazione geologica – ha detto – sarebbe stato eseguito un intervento, che purtroppo è stato fatto tardi”.
Gli imputati sono il proprietario del terreno da cui si staccò il masso finito sull’auto di Chabod, Gabriele Gianni (77 anni, Aosta), l’affittuaria dell’appezzamento Anna De Santis (48, Aosta), l’allora sindaco di Villeneuve Roberta Quattrocchio (53), il progettista dei lavori eseguiti sulla strada Luciano David (72, Villeneuve), l’ex presidente della Regione Augusto Rollandin e l’ex dirigente regionale delle opere pubbliche Carlo Berthod (77). I primi due (già condannati davanti al Giudice di pace) non sono accusati di lesioni, che riguarda gli altri quattro, mentre per tutti vi è l'imputazione per disastro colposo.
Sentito, nell'udienza di oggi, anche un vigile del fuoco rimasto ferito durante l'intervento. “Siamo tornati vicino all'auto per riprendere il nostro materiale. – è stato il suo racconto – Ero voltato di schiena e ho sentito delle grida. E' stata una frazione di secondo. Non mi sono accorto di niente. Ho sentito un colpo alla schiena. Sono caduto per terra. Mi sono rialzato e corso verso una postazione sicura”.
Trasportato in ospedale, al pompiere è stata diagnosticata una frattura della scapola, cui sono seguiti “mesi di convalescenza e la riabilitazione”. Alla domanda sul masso che lo ha colpito, il vigile del fuoco ha risposto “di non averlo visto mentre cadeva, perché ero girato. Poi mi hanno detto che era grosso, più o meno, come i caschi che abbiamo in dotazione. Il masso finito sulla vettura, invece, era molto grande, alto almeno come l'auto stessa”.
La circostanza che, nella zona, avvenissero dei crolli è stata confermata anche da un impresario impegnato nel settore del consolidamento di versanti rocciosi: “percorrevo già prima dell'incidente quel tratto di strada e ho visto, nel tempo, pietre. Grandi e piccole”. L'udienza, dopo le diverse testimonianze, è stata quindi aggiornata al prossimo 18 luglio.
In quell'occasione verrà verificato l'atteso perfezionamento di un accordo risarcitorio (legato anche alla causa civile, tutt'ora pendente in appello): se così sarà, la costituzione di parte civile nel processo penale verrà revocata, facendo venir meno l'accusa di lesioni personali gravissime (con i termini della prescrizione che scadranno il prossimo 14 settembre). Il processo era nato dalla denuncia di Assotrasporti.