Spedizione punitiva da “far west” a Cervinia: tre indagati

Accusati di violazione di domicilio e di lesioni personali aggravate la titolare di un locale al Breuil, sua cugina ed il convivente di quest'ultima, per aver “punito” due ex dipendenti rivoltisi all'Ispettorato del lavoro.
Cervinia
Cronaca

Cervinia è una delle perle delle Alpi, ma a Carabinieri e Procura quei modi sono sembrati un po’ troppo da “far west”. Così, da ieri, venerdì 31 maggio, nei confronti di tre persone sono scattate misure cautelari disposte dal Gip Giuseppe Colazingari. Si tratta di Cristina Angotzi (44 anni, torinese, ma residente a Valtournenche), gestore del ristorante “Les Skieurs d’Antan” del Breuil, di sua cugina Monica Angotzi (42 anni, di Venaria Reale) e di Franco Musso, pregiudicato 52enne, anch’egli del capoluogo piemontese.

I tre sono indagati per violazione di domicilio e lesioni personali aggravate. Le accuse si riferiscono ad una “spedizione punitiva” nei confronti di due ex dipendenti del locale, “colpevoli” agli occhi della titolare di essersi rivolti all’Ispettorato del lavoro perché non pagati dopo diversi mesi di lavoro “completamente ‘in nero’”, come annotato dal pm Luca Ceccanti nella richiesta di provvedimenti cautelari al Tribunale.

La donna, “con una condotta caratterizzata da modalità omertose tipiche di altri e più gravi contesti criminali”, si sarebbe rivolta a Musso, compagno della cugina, e la “visita” mirata a “dare una lezione” alla coppia di lavoratori sarebbe stata attuata nel pomeriggio dello scorso 21 aprile. Secondo le indagini dei Carabinieri della stazione di Valtournenche, vi avrebbero partecipato tutti e tre: dopo aver bussato, Musso, peraltro armato di un coltello, colpiva uno dei due con “un violentissimo pugno al volto”.

Il primo atto, per l’accusa, di un turbine di violenza: successivamente arrivavano “ulteriori colpi, sempre al volto, con il manico del coltello”, per cui la vittima cadeva al suolo. A quel punto, prosegue la ricostruzione degli inquirenti, l’“ambasciatore” del messaggio entrava in casa e cercava di percuotere anche con una sedia. Dopo che l’aggredito si era rialzato, “gli sferrava altri violenti pugni al volto, colpendolo ripetutamente, di nuovo, con il manico del coltello sul corpo”.

La convivente della vittima, l’altra dipendente da “punire”, a quel punto fuggiva, trovando le due cugine all’esterno dell’abitazione. A quanto appurato dall’inchiesta, la titolare del ristorante motivava così i fatti: “questo è perché mi avete denunciata ai Carabinieri… perché mi è venuto nel locale l’Ispettorato del lavoro… adesso avete ciò che vi meritate”. “Spiegazioni” corroborate, per i militari, da insulti dell’altra parente (“tossici di merda”) e da una minaccia del Musso: “adesso se chiami i Carabinieri ti faccio sparare”.

Considerata la presenza di altre persone nei dintorni, i tre risultano essersi allontanati velocemente. Gli uomini dell’Arma, nelle indagini svolte celermente, hanno sentito dei testimoni, raccolto la documentazione medica e fotografica ed acquisito anche le immagini della videosorveglianza, che hanno confermato il passaggio, nell’imminenza dell’accaduto, lungo la strada regionale della Valtournenche, dell’auto di Musso.

Un compendio probatorio univoco, sulla base del quale la Procura ha chiesto per tutti e tre la detenzione in carcere, in ragione del pericolo di reiterazione del reato, reso concreto – per il pubblico ministero – dall’“indole violenta degli indagati, la loro arroganza, la prepotenza e la tenacia nel continuare a porre in essere le intimidazioni”. Alla valutazione concorrevano anche “la disponibilità di armi, mostrate e usate nel corso dell’aggressione” e un episodio del 2018, rappresentato dalla manifestata volontà di “punire” un altro dipendente. A carico di Musso sono poi emersi precedenti per delitti di rapina e per reati predatori e a base violenta.

Nella sua ordinanza di applicazione delle misure, il Gip Colazingari riconosce un quadro indiziario a carico degli indagati “indubbiamente grave”. La stessa valutazione viene espressa per i fatti, anche “in considerazione del movente consistito nel punire chi aveva osato denunciare Cristina Angotzi, sia per le brutali modalità dell’aggressione”, sia “per le pesanti minacce pronunziate dal Musso”, peraltro “armato di coltello”.

Un insieme tale da rendere “concrete ed attuali” le esigenze cautelari – anche trattandosi di “fatti commessi in epoca recente” – ritenute però soddisfacibili (per il principio del “minor sacrificio necessario”) attraverso gli obblighi di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria per Franco Musso e Monica Angotzi, nonché di presentazione alla pg e il divieto di avvicinarsi alle persone offese per Cristina Angotzi.

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