Stabilizzazione dei precari: la Regione condannata a risarcire una lavoratrice con quasi 11mila euro
La Corte d’Appello di Torino ha discusso martedì scorso (ma la notizia si è appresa solo oggi), la prima delle nove cause intentate da lavoratori precari dell’Amministrazione regionale, il cui rinvio in secondo grado era stato disposto dalla Corte di cassazione. La Regione è stata condannata a risarcire la dipendente, una custode, con sei mensilità, pari a poco meno di undicimila euro, oltre al rimborso delle spese legali relative ai quattro gradi di giudizio.
Le cause di lavoro – patrocinate dall’avvocato Federico Mavilla, per conto della CGIL – erano state promosse per ottenere la stabilizzazione del rapporto di lavoro, con la sua conversione a tempo indeterminato, e il risarcimento dei danni cagionati dalla condizione di precarietà. In primo grado, dinanzi al giudice Eugenio Gramola, i nove ricorrenti si erano visti negare la stabilizzazione, perché l’ottenimento dell’impiego, nel comparto pubblico, può avvenire solo per concorso, ma erano state riconosciute loro delle somme, a titolo d’indennizzo.
L’Amministrazione regionale aveva appellato tale decisione, sostenendo che il risarcimento non fosse dovuto. Tesi accolta dalla Corte d’Appello di Torino che, nella sua sentenza, aveva quindi rovesciato l’esito dell’udienza di primo grado: né stabilizzazione, né indennizzo. Indi, l’approdo in Cassazione, con la Suprema corte che ha deciso per il ritorno delle vertenze in secondo grado. Martedì scorso, 19 aprile, la prima udienza, con l’Amministrazione regionale costituitasi in giudizio e nuovamente a sostenere la linea del primo passaggio in appello, uscita poi soccombente.
Le cause relative agli altri otto lavoratori sono in calendario da qui a ottobre. “Restano inoltre – commenta l’avvocato Mavilla – i ricorsi di altri trentasei precari, con giudizi patrocinati dalla CGIL, per i quali si è in attesa di definizione da parte della Cassazione”. L’aspettativa del legale è che, considerata la sostanziale similitudine delle situazioni trattate, il pronunciamento sia analogo a quello di martedì scorso, per i lavoratori destinati ad essere giudicati in appello per la seconda volta, e di rinvio in secondo grado per le cause ancora da trattare da parte della Suprema corte.