Fiera, vendite in calo: “Tra crisi e neve, affari ridotti rispetto allo scorso anno”

31 Gennaio 2014

Molti danno la colpa alla crisi e alla nevicata di ieri, altri ai trasporti pubblici – treni in particolare – che funzionano a singhiozzo, ma per la maggior parte degli espositori il risultato è lo stesso: gli affari conclusi alla 1014° Fiera di Sant’Orso che sta per concludersi tra le vie del centro storico di Aosta, sono molti meno rispetto allo scorso anno.

Vendite in calo fino al 50% rispetto al 2013
Nel settore tradizionale a lamentarsi sono soprattutto gli artigiani che propongono tessuti, calzature, attrezzi e oggetti per l’agricoltura, torniti, intagliati e realizzati in vannerie. “Le vendite vanno male – ha commentato un desolato Ettore Bonelli, al suo bianco via Guido Rey – ma d’altronde non se ne parla di bassare i prezzi: ci metto tre giorni pieni per realizzare un cestino, non posso mica regalarlo”. Stessa situazione alla Porta Praetoria, dove i fratelli Fabio e Paolo Henriod hanno esposto come d’abitudine le loro botti in legno. “Ci salviamo con le ordinazioni – hanno spiegato – perché per il resto il giro d’affari è praticamente dimezzato rispetto al 2013”. Anche i mitici sabot, simbolo della Millenaria, hanno subito una battuta d’arresto: Leandro Favre, prossimo ai 50 anni di Fiera, fa spallucce. “E’ vero, si vende molto meno che una volta, ma in fondo siamo qui soprattutto per fare festa con gli amici”. Non si salvano neanche i fiori di legno, da sempre a ruba perché economici e caratteristici. “Sul primo giorno c’è stato un calo pauroso mentre oggi stiamo recuperando un po’ – sostiene Bianca Ghirello, veterana del settore, con più di 20 anni di esperienza – di certo tra un panino alla salsiccia e un fiore, la gente preferisce mangiare”.

Si salvano le sculture e gli oggetti per la cucina
Tendenza opposta per quanto riguarda gli oggetti e i complementi d’arredo per la cucina, come spiega senza mezzi termini Guido Gradizzi, dal suo banchetto in fondo a via Sant’Anselmo. “Cucchiai, taglieri, mestoli, piatti servono sempre e costano relativamente poco: con la crisi vanno a ruba quasi solo gli oggetti piccoli e utili”.

Si salva anche la scultura, settore nel quale rientra quasi un terzo degli espositori della Fiera (292 su 983). “Senz’altro è andata meglio che a Donnas, dove abbiamo preso solo un sacco di pioggia – ha svelato Davide Dalle – mentre tutto sommato la debole nevicata di ieri ha contribuito a creare una certa atmosfera. Personalmente vendo bene i pezzi più piccoli, sotto i 100 euro, o i “bestioni”, quelli molto grandi, a cifre più alte, mentre la fascia intermedia è rimasta tutta sul banchetto”. Non tutti comunque badano solo alle vendite. “Quello non è un problema – spiega Mauro Petitjacques – semmai oggi in Fiera c’è fin troppo roba, sono tutti diventati scultorie e la qualità inevitabilmente si è abbassata”. Interessante anche il punto di vista sempre genuino di Massimo Clos. “L’importante alla Fiera è che il lavoro venga apprezzato: l’arte è gioia, non possiamo sempre far girare tutto attorno al maledetto denaro”. Non conosco la parola crisi, comunque, gli scultori più ricercati, come Giuseppe Barmasse. “La Fiera è un’esposizione, una vetrina che funziona sempre alla grande: forse c’è stato un afflusso minore ma l’entusiasmo della gente è sempre alto”.

L’altro artigianato in chiaroscuro
Pareri discordanti, invece, tra gli espositori dell’altro artigianato, secondo le zone e delle tipologie di oggetti proposti. “A noi è andata piuttosto bene – hanno commentato Piergiorgio e Nicole Voulaz, padre e figlia impegnati nella vendita di accessori in pelle e cuoio – anche se la gente non spende più di 10-20 euro, comprando soprattutto portafogli e pochette. Con le borse, invece, facciamo più fatica”. Chantal Godio, qualche banchetto più in là, poco prima di mezzogiorno aveva quasi esaurito i pezzi realizzati in ceramica per la Fiera. “Mucche e galli sono andati via alla velocità della luce – ha spiegato la madre, piazzata a presidio delle opere”. A pochi metri di distanza, l’umore di Francesco Mandalari, artigiano del vetro, era un po’ diverso. “Va molto peggio dello scorso anno: non so se è la posizione, visto che mi hanno spostato da Via Croce di Città a Sant’Orso, o se è per la crisi, ma non sono soddisfatto”. Stessa musica per Massimiliano Guglielmetti, unico espositore di oggetti in rame insieme al fratello, che lamenta anch’egli “un 50% in meno di vendite rispetto al 2013”.  

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