Francesco Gabriele Frola, un aostano al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi

30 Agosto 2017

“Un ballerino danza, perché il suo sangue danza nelle vene”. Così diceva Anna Pavlova, la grande ballerina russa, icona della danza a cavallo tra l'800 ed il '900. E mai parole potrebbero descrivere meglio la storia di Francesco Gabriele Frola, nato ad Aosta 25 anni fa e pronto, l'8 ottobre prossimo, ad aggiungere un altro tassello ad una carriera già sfolgorante: interpretare a Parigi il ruolo principale di Nijinsky nell'omonimo balletto di John Neumeier, con il National Ballet of Canada.

Figlio d'arte – i genitori Lucia Giuffrida e Francesco Frola dirigono la scuola Professione Danza Parma – i primi passi di Gabriele si muovono sulle orme di famiglia: “Ho incominciato a ballare quando avevo tre anni nella scuola dei miei genitori – spiega –, non è stato strano per me dato che tutti e due i miei genitori sono stati primi ballerini, mentre mia nonna ha una scuola di danza e i miei zii sono artisti di musical, quindi l'arte e il teatro sono sempre stati parte della mia vita”.

Una vita dedicata all'arte, quindi, ma anche un percorso umano e professionale che, sin da giovanissimo, lo porta ad affinare sempre di più la sua tecnica e le sue conoscenze: “All'età di 16 sono partito per la Germania per proseguire i miei studi all'Hamburg Ballet di John Neumeier, che oltretutto è il coreografo del balletto Nijinsky. Dopo un anno in Germania ho studiato in Messico alla scuola Fomento Artistico Cordobes, e durante il periodo scolastico ho fatto concorsi in giro per il mondo vincendo alcuni premi”. Premi di prestigio: come il Best Male Grand Prix Pavlova sia nel 2003, sia nel 2006 o ancora la Medaglia di bronzo all'International Ballet Competition, a Cuba, nel 2010.

Nel 2010 Frola, arriva a Toronto come apprendista e nel 2012 vince la Medaglia d'argento al Concorso Internazionale di danza ad Helsinki, anno in cui è promosso nel corpo di ballo dove arriva a ruoli da solista – come in “Giselle”, uno dei simboli stessi del balletto classico, in “Alice's Adventures in Wonderland” o ancora la parte di Stanislav nel “Nijinsy” – ma soprattutto a quelli di primo ballerino, come Kolia in “A Month in the Country” – il balletto coreografato da Frederick Ashton su musiche di Chopin – o ancora la parte di Lescaut ne “L'Histoire de Manon”, il Principe ne “La Bella addormentata” (il “balletto dei balletti”, secondo Nureyez) per arrivare fino ad interpretare Nijinsky nell'omonimo balletto di Neumeier, per diventare primo solista in balletti i cui nomi fanno venire le vertigini: “Romeo e Giulietta”, “La Sylphide”, “Giselle”, “Onegin”, “Lo schiaccianoci”, “Il lago dei cigni”.

Ora il 3 ottobre sarà la volta di Parigi, da protagonista del “Nijinsy”, al prestigioso Théâtre des Champs-Élysées: “Per me è un grande traguardo per diverse ragioni – spiega Francesco Gabriele – ma la più importante è decisamente il fatto che per la prima volta vengo a ballare in Europa un ruolo da primo ballerino. Il fatto di poter ballare così vicino a casa poi mi rende molto felice e solo il pensiero mi mette adrenalina. La seconda ragione è che 'Nijinsky' è uno dei miei balletti preferiti, ho avuto l'opportunità di ballarlo tre anni fa per la prima volta e da allora ho aspettato con ansia il momento di poter riprovare quelle emozioni su un palcoscenico. In più è stato uno dei balletti per il quale sono stato promosso a primo solista ed il primo balletto in cui ho avuto un ruolo da primo ballerino”.

Un appuntamento fondamentale per Frola, ma non un traguardo: “Penso che nella danza ma come nell'arte in generale – spiega – non ci sia mai un 'punto di arrivo', sicuramente sarà difficile riprendere la vita quotidiana dopo questa grande esperienza ma Parigi è solo l'inizio. In questa stagione abbiamo spettacoli di 'Nijinsky' anche a Toronto e a San Francisco, oltre a molti altri balletti, quindi ci sarà ancora molto lavoro”. 

Percorso lungo e scelte non semplici per un ragazzo così giovane, ma che è sempre partito dalle sue certezze, e racconta con grande umiltà il suo viaggio professionale, personale e umano: “Grazie al mio lavoro e alla mia passione ho potuto viaggiare il mondo, ho imparato a vivere da solo a 16 anni e a 18 vivevo da solo e mi mantenevo in Canada. I contro sono il fatto che ho lasciato la mia famiglia e la mia nazione a cui sono entrambi molto legato”.

E nel lavoro, e nel duro impegno per emergere nel mondo della danza, ogni persona mette un 'mattone', aiuta a costruire e a costruirsi: “Ovviamente i miei genitori sono quelli che mi hanno influenzato di più – spiega Francesco Gabriele – dato che sono stati insegnanti di danza ma anche di vita. Poi ogni insegnante ed ogni persona che ha incrociato la mia carriera, nel bene o nel male, mi ha influenzato e aiutato. Sinceramente anche la gente che ho incrociato nella vita quotidiana mi ha dato qualcosa in più da portare nella mia carriera. La danza è un'arte  piena di emozioni e per me è sempre stato importante provarle sulla mia pelle, nella vita quotidiana, prima di poterle vivere su un palcoscenico”.

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