Casinò chiuso: risorse economiche fino ad agosto, ma pesano le incognite

La Casa da gioco è ferma dallo scorso 8 marzo. L'utile conseguito l'anno scorso consente di sostenere le spese attuali, malgrado l'assenza di introiti, ma il vero punto è negli interrogativi sulla riapertura, ad oggi senza risposta.
Il Casinò de la Vallée
Economia

Chiuso al pubblico dall’8 marzo scorso, nella notte del primo decreto che ha imposto il “lockdown” per contenere il contagio da Covid-19, il Casinò de la Vallée si trova a fare i conti con le entrate azzerate e con le uscite che permangono. “Avendo conseguito un utile importante l’anno scorso – spiega l’amministratore unico Filippo Rolandosiamo riusciti a fare risparmio, a fare cash-flow, e ne abbiamo per le spese di adesso”.

Tra queste vi sono, tra l’altro, “le luci, che teniamo comunque accese al minimo”, l’energia elettrica per “le macchinette, che non si possono spegnere del tutto” ed altre attività come “le pulizie, le manutenzioni, le sanificazioni”, che “abbiamo scelto di fare ora”, sfruttando il momento, e poi c’è “comunque chi sta lavorando al bilancio”, anche se l’attività ha le porte sbarrate per la clientela.

L’interrogativo cruciale diventa quindi: quanto può durare la “riserva” economica accumulata? Rolando risponde senza scomporsi che l’azienda è in grado di “scavallare agosto tranquillamente”. Sulle possibilità di riaprire i battenti entro tale termine, però, le certezze vacillano, perché “è tutto molto complicato”, giacché le incognite si moltiplicano.

“Anzitutto – si chiede l’au a voce alta – verrà rinnovata la cassa integrazione per i lavoratori?”. Dopodiché “non credo che si possa ragionare sul Casinò come su un’edicola, piuttosto come su un cinema”, per la quantità di gente che richiama, quindi non se ne parla di riattivarlo nella “Fase 2” di uscita dalla pandemia (la prossima), ma più avanti.

E ancora, “come si potrà riaprire”: solo con le slot (“distanziare in questo caso è facile, basta accenderle una sì e una no”), oppure anche con gli altri giochi (“e su questo fronte diventa già più difficile”, visto che i clienti si radunano ai tavoli)? Ultimo aspetto, ma non meno importante, “visto che molta clientela arriva dalla Lombardia (e qualcuno anche dall’estero), ci sarà la possibilità di mobilità tra regioni?”.

Domande che pesano, al momento praticamente senza risposta – dal momento che il confronto tra Comitati scientifici e Governo è ai blocchi di partenza – e e che portano l’au ad immaginare pure uno scenario in cui “faremo probabilmente tempi di riapertura diversi tra Albergo e Casinò”. Insomma, se il vertice della Casa da gioco spera, guardando ai conti, di poter riaccogliere dei clienti tra luglio e agosto, non è particolarmente convinto che ciò sia destinato ad accadere.

Quanto agli obblighi derivanti dal Concordato intrapreso dall’azienda (con cui era stata scongiurata l’istanza fallimentare depositata dalla Procura), Rolando si dice meno preoccupato. “Abbiamo tempo per pagare i privilegi entro 12 mesi dall’omologa (avvenuta lo scorso ottobre, ndr.) – dice – e avevamo fatto un piano di riparto, versandone già una parte. Lo abbiamo sospeso per la chiusura, ma non c’è rigidità”, è un “aspetto che mi agita di meno”.

Molti più timori, nel manager, desta il fatto che “a gennaio e febbraio avevamo fatto 15 milioni di ricavi. Sostanzialmente, 1 milione a settimana. Questi, ora, mancano e speriamo che non si resti senza troppo a lungo”. Prima o poi, conclude l’amministratore unico, l’emergenza sanitaria finirà: il punto, per l’azienda, “è arrivare vivi a quel momento”.

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