Educatori professionali: “La paga non è equa”. Fioccano i rifiuti all’assunzione

La rivendicazione dei 23 educatori professionali che nel giugno scorso hanno superato la selezione della Società dei Servizi per ricoprire otto posti (sia a tempo determinato che indeterminato) nei Centri educativi assistenziali regionali.
Il Cea di Gressan
Economia

Per qualcuno poteva rappresentare, dopo tanti anni di precariato, il posto fisso, per altri un miglioramento dell’attuale condizione lavorativa. La realtà, per i 23 educatori professionali che nel giugno scorso hanno superato la selezione della Società dei Servizi per ricoprire otto posti (sia a tempo determinato che indeterminato) nei Centri educativi assistenziali regionali, si è presentata ben diversa dai desiderata.

Nonostante una laurea e numerose esperienze nel settore, la prospettiva offerta loro era sì di poter lavorare, ma con retribuzioni nettamente più basse rispetto a figure di pari inquadramento come le assistenti sociali, ma anche figure con profili più bassi come le Oss. Seicento euro lordi circa in meno al mese, non proprio noccioline.

Una disparità di trattamento che ha portato molti dei candidati idonei a rifiutare il posto offerto. Ad oggi – quando ormai la graduatoria è pressoché esaurita – sono stati coperti sei degli otto posti messi a bando nei Cea.  

“La soddisfazione di noi vincitori si è presto tramutata in amarezza” spiegano gli educatori professionali “Abbiamo scoperto che l’inquadramento al livello D1 del contratto Agidae non è comprensivo di superminimo, il che si traduce in una retribuzione del tutto inadeguata al tipo di ruolo, professionalità e mansione richiesti”.

Un trattamento, secondo i vincitori della selezione, tutti compatti nelle rivendicazioni, “non rispettoso della nostra dignità professionale”. La questione è stata portata sul tavolo dell’Assessore regionale alla Sanità, Mauro Baccega, del Presidente di Società dei Servizi Michel Luboz e dei sindacati. Un primo incontro, informale, si è svolto l’8 luglio scorso. Le risposte, sperate, però non sono arrivate.

Il superminimo riconosciuto alle altre figure che operano nel settore socio-educativo-assistenziale deriva da un accordo di prossimità, siglato nel 2011 dalla società dei servizi con i sindacati.

“Allora la società dei servizi non aveva il profilo dell’educatore professionale” ricorda il Presidente Michel Luboz “Chi ha partecipato alla selezione era comunque consapevole del contratto applicato”. Non proprio, replicano gli aspiranti educatori dei Cea. “Il bando parlava di eventuali integrativi, solo con il contratto individuale abbiamo scoperto che questi non erano presenti”.

Per riconoscere agli educatori professionali il superminimo, spiega il Presidente Luboz, l’Amministrazione regionale dovrebbe impegnare altre risorse e poi bisognerebbe rimettere mano all’accordo di prossimità. “Tutti dovrebbero però firmare il vecchio accordo del 2011 e solo allora si potrà riaprire la discussione”. Il riferimento è alla Cgil che all’epoca si sfilò dal tavolo.

“Questo bando è un pasticcio.  – replica Igor De Belli della Cgil Funzione pubblica “E’ chiaro e inequivocabile che lo stesso ente non può fare una disparità di trattamento con figure comparabili, indipendentemente dal contratto di prossimità in cui gli educatori professionali non erano ricompresi.  Come sindacato siamo pronti ad adire, se necessario, le vie legali per tutelare le educatrici”.

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