Qual è lo stato di salute dell’economia e dell’imprenditoria valdostana?
A fornire uno spaccato della situazione del comparto economico regionale è stata la Giornata dell’Economia 2014, consueto appuntamento organizzato dalla Chambre Valdôtaine e dall’Università della Valle d’Aosta e ospitato nel pomeriggio nell’aula magna dell’ateneo valdostano.
Situazione molto chiara nelle parole del Presidente della Chambre Nicola Rosset, che non nasconde le gravi difficoltà che permangono: “In Valle d’Aosta tra il 2008 ed il 2013 – spiega Rosset – il numero di imprese si è contratto del 5,6% e del 2,5% nell’ultimo anno, con una perdita particolarmente rilevante nel settore dell’agricoltura”.
E non sono migliori le condizioni delle costruzioni e del commercio (con un calo, rispettivamente, di 132 imprese per le costruzioni e 112 per il commercio), mentre si è registrata una crescita del 5,2% rispetto al 2008 per le imprese del turismo.
Il problema serio, però, è un altro: “A preoccupare – spiega Rosset – è soprattutto l’occupazione. Dal 2008 abbiamo perso circa 1600 occupati e le persone in cerca di lavoro sono aumentate notevolmente, passando dai 1900 del 2008 ai 5100 del 2013. È stata superata la quota dell’8% e nel primo trimestre del 2014 è stato raggiunto il record del 9%”.
Contrazioni economiche generalizzate in Valle che, nonostante tutto, rimane la prima regione del Nord-Ovest per PIL pro capite con 34mila euro (la media nazionale è di 31mila, ndr.), e seconda solo alla provincia di Bolzano che tocca quota 37mila euro.
Di conseguenza, dal Rapporto 2013 sull’economia valdostana stilato dalla Chambre, la situazione risulta variegata e non semplice: “Il PIL è negativo – spiega nella sua presentazione la dott.ssa Maria Angela Buffa, funzionario della Chambre – ma non come nel 2009. I consumi sono crollati del 3,4% ma non arrivano al 4 della media italiana, mentre chi cerca lavoro è raddoppiato rispetto al 2010”.
In ribasso anche il numero delle imprese giovanili rispetto al 2012 (-1,1%) e delle esportazioni (-3,7%), del turismo (si conferma solo quello di prossimità che attinge dalla Lombardia, dal Piemonte e dalla Liguria) in un quadro in cui emerge tutta la difficoltà di famiglie e imprese a far fronte ai debiti contratti.
Le ‘vacche’ non sono ‘magre’ come nel 2009/2010, quindi, ma sono ancora ben lungi dall’aver ripreso un peso consistente: l’economia locale ha infatti un trend in peggioramento, il reddito a disposizione delle famiglie si è ridimensionato (-3,5% nel 2012), il PIL reale si è contratto del 3,5% ed il tessuto produttivo si è indebolito.
Non un bel quadro, anche se non mancano gli spiragli: tengono infatti, seppur timidamente, le imprese familiari (che in Valle rappresentano l’85%) e quelle sociali. Modelli di successo in un periodo così scuro, paradigmi di un’impresa più attenta ai bisogni delle persone, dell’ambiente e del territorio.