In Scozia vince il no, Salmond annuncia le dimissioni da First Minister

19 Settembre 2014

 (AdnKronos) – La Scozia dice ‘no’ al referendum per l’indipendenza e e resta nel Regno Unito. I voti conteggiati in tutte le 32 circoscrizioni elettorali sono stati 2.001.926 (pari al 55,3%); il ‘sì’ ha ottenuto 1.617.989 voti (44,7%).

Alla luce dei risultati Alex Salmond ha annunciato che si dimetterà dalla carica di first minister della Scozia a novembre, quando lo Scottish National Party sceglierà un nuovo leader. La Scozia, ha detto in una dichiarazione, esce dal voto del referendum in "una posizione molto forte".

Il leader della campagna indipendentista ha ammesso la sconfitta e chiesto ai partiti unionisti di fare fede alla promessa di assegnare maggiori poteri alla Scozia: "Il Paese a maggioranza ha deciso, in questo momento, di non diventare un indipendente".

L’affluenza è stata record: dell’84,59% con picchi del 90%. A Glasgow, maggiore città della Scozia, hanno prevalso i ‘sì’ con il 53,49%. Risultato opposto nella capitale Edimburgo, dove i ‘no’ hanno prevalso con il 61,1%.

Nei giorni precedenti il voto, Salmond aveva affermato che non vi sarebbe stato un altro referendum almeno per "un’altra generazione". Si trattava, aveva detto, dell’occasione di "una vita". E ha definito l’altissima affluenza al voto "un trionfo del processo democratico e della partecipazione politica".

Soddisfatto il premier britannico David Cameron. "Come milioni di altre persone sono felicissimo", ha commentato parlando a Downing Street. E ha sottolineato come il suo sentimento di gioia sia condiviso non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo. Ora, ha detto il premier, è il momento di andare avanti e di raggiungere una "soluzione bilanciata" che sia giusta per il popolo scozzese ma anche per il resto del Regno Unito.

In un tweet, il premier ha scritto: "Abbiamo ascoltato la voce della Scozia e ora dovranno essere ascoltate anche milioni di voci in Inghilterra".

"Così come gli scozzesi avranno più poteri sulle loro questioni, ne consegue che gli inglesi, i gallesi e i nordirlandesi devono avere maggiore voce in capitolo sulle loro". Per il premier, "così come la Scozia voterà separatamente nel Parlamento scozzese sulle proprie questioni in materia fiscale, spesa pubblica e welfare, così anche l’Inghilterra, come il Galles e l’Irlanda del Nord dovrebbero essere in grado di votare su questi temi e tutto ciò deve avvenire in concomitanza con l’accordo per la Scozia".

"Il nostro Regno Unito oggi è più forte di quanto lo fosse ieri": si è espresso così il leader laburista Ed Miliband. Sempre attraverso il social network, Miliband si è detto "felicissimo e orgoglioso che il popolo scozzese abbia preso la storica decisione di rimanere" nel Regno Unito.

Attesa una dichiarazione scritta della Regina Elisabetta, che ha seguito da vicino e con interesse il dibattito sul referendum in Scozia. Secondo quanto trapelato, riporta il ‘Guardian’, la monarca considera importante inviare un messaggio di conciliazione dopo gli accesi dibattiti che hanno segnato la campagna fino al voto.

In uno dei suoi rari interventi sulla scena politica, lo scorso fine settimana la regina si era augurata che gli elettori riflettessero "molto attentamente" prima di votare. Un’osservazione fatta a Crathie Kirk, nei pressi del Castello di Balmoral, nella zona di Aberdeenshire, in Scozia, interpretata dai sostenitori del ‘no’ come un intervento utile alla loro causa.

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