Dopo nove anni riappare il crocefisso. Provocazione? “No, è solo una questione tecnica di arredo”
Appeso a un trave, tra le pale di un ventilatore, sotto l’impianto per l’aria condizionata e davanti al gonfalone della Città di Aosta fa ora bella mostra di sé un crocefisso. Il simbolo religioso è riapparso oggi, martedì 24, prima dell’inizio della seduta consiliare. Al punto 10 all’ordine del giorno c’è una mozione dei capigruppo di maggioranza “Per invitare le istituzioni scolastiche a mantenere la presenza del crocefisso nelle aule e invitare le istituzioni di governo a sostenere la presenza del crocefisso nelle comunità”. Il punto 10 all’Odg sarà discusso nella seconda sessione del consiglio comunale, nel pomeriggio di domani (mercoledì 25), il crocefisso, però si è materializzato oggi, anticipando tutti. Era da nove anni che “l’effigie di Gesù Cristo” non appariva nella sala del consiglio di Aosta. Il crocefisso, di legno bianco e metallo, era rimasto appeso nell’ex aula consiliare e lì era rimasto, anche quando, nel 2000, la sede si era spostata in quella attuale. Erano quindi da nove anni che le riunioni consiliari si svolgevano senza benedizione del simbolo della cristianità.
“E’ stato messo lì oggi per provocazione – afferma Walter Manazzale (Partito Comunista) – ma credo che non si possa usare il crocefisso per fare della provocazione politica”. Della stessa opinione è anche Enrico Bich (Partito Democratico) secondo il quale non sarebbe solo una provocazione politica ma anche una scelta “sbagliata e ipocrita. Mi chiedo perché non lo si sia fatto prima, ma proprio adesso dopo quattro anni e mezzo di legislatura e prima della discussione di una mozione collegata”. A microfoni spenti anche diversi esponenti della maggioranza parlano di provocazione del presidente Favre.
Già Tonino Zaffettieri, quando presiedeva il consiglio, aveva proposto di portare il crocefisso in aula. “Era una cosa che sentivo – spiega Zaffettieri – così nel 2000, nel corso della prima riunione dei capigruppo l’ho proposto, dicendo anche che se ci fosse stato anche solo un voto contrario non l’avrei appeso in aula”, dei voti contrari ci furono e non se ne fece nulla.
“Non si tratta di una provocazione – ribatte il presidente del consiglio Renato Favre -. Qualche mese fa mi ero chiesto come mai mancasse nell’aula il crocefisso, ho chiesto e mi è stato detto che era per questioni tecniche, che non ci stava. In maggioranza abbiamo sollevato la questione e tutti i capigruppo hanno votato a favore, quando c’era non credo che nessuno se ne fosse mai sentito offeso. Vado nella stessa direzione della Giunta Regionale e del mio movimento politico. Con i tecnici abbiamo studiato diverse soluzioni per la collocazione, quella trovata mi è sembrata la migliore. Ho aiutato io stesso gli operai a posizionarlo”. “Volevo solo ripristinare una situazione – prosegue Favre -. Ricordo poi che il dibattito sul crocefisso non è nuovo, c’è da tempo. Fu l’allora capo del governo Benito Mussolini che decise di risolverla inserendo il crocefisso nell’arredo degli uffici pubblici, norma che credo sia ancora in vigore. Nessuna provocazione è solo una questione tecnica di arredo”.