Il Popolo della Libertà è nella maggioranza regionale. Ma in aula spuntano tre franchi tiratori

Il Consiglio regionale ha ufficializzato oggi, mercoledì 6 aprile, l’apertura al centro destra. Rollandin: “Il contributo del PdL può accentuare il senso di comunità”. Caveri: “Stiamo salendo sul Titanic". Tibaldi: "Era meglio iscriversi all'Union".
Il gruppo del PdL in Consiglio regionale
Politica

Dopo mesi di dibattito e confronto fra le forze autonomiste e il Popolo della Libertà, l’apertura al centro destra della maggioranza regionale è un dato di fatto. Il dibattito in Consiglio regionale oggi, mercoledì 6 aprile, ha ufficializzato il matrimonio della nuova coalizione. E’ stata respinta la risoluzione presentata da Alpe e PD sul nuovo assetto politico, ma dall’aula, che si è espressa con voto segreto, mancano all’appello tre voti.

 

Rollandin e la nuova situazione politica

A rendere conto del percorso di apertura al PdL è lo stesso presidente della Regione, Augusto Rollandin: “Nei rapporti con il governo romano ci sono stati anche momenti difficili per alcuni contenziosi su leggi. Ma siamo arrivati ad accordi importanti: la Testa Fochi, per esempio, l’accordo sulle grandi opere, l’accordo sul federalismo fiscale. L’acquisto della Deval e di Vallenergie, in cui il ruolo del Governo è stato determinante”.

Secondo Rollandin ci sono alcuni aspetti su cui il programma può essere integrato: su trasporti, ferrovia, aeroporto, autostrada, sostegno alle piccole e medie imprese, politiche del lavoro per i giovani.

“Il contributo del Popolo della Libertà – ha concluso Rollandin – può accentuare il senso di comunità in una situazione ancora difficile per la Valle”.

 

Le voci dissonanti della maggioranza

La nuova maggioranza potrà contare su 27 voti, ma al proprio interno non tutte le voci cantano nel coro. Enrico Tibaldi, per esempio, non ha mai fatto mistero delle proprie perplessità. E oggi ha usato la mano pesante per criticare la nuova rotta politica: “La nuova situazione prospettata dal presidente della Regione si traduce in un’adesione incondizionata al programma e alla Giunta, senza che la composizione dell’esecutivo venga toccata. Avrei considerato più dignitoso un’iscrizione diretta all’Union”. E conclude : “Il primo partito nazionale che esprime il premier è stato trattato come l’ultimo dei servi sciocchi”. Il sermone di Tibaldi ha fatto tremare più di una volta il vicino di banco Alberto Zucchi che forse avrebbe voluto annunciare l’espulsione di Tibaldi dal PdL già durante il dibattito in Consiglio, ma poi si ferma: “Se è legittima la sua posizione è altrettanto legittimo che nei partiti si seguano delle regole. E questo atteggiamento non è accettabile per un partito”.

Anche nell’Uv non sono mancati i distinguo e Luciano Caveri si è fatto portavoce. “Il tempo del Berlusconismo sta scadendo – ha detto – e oggi noi saliamo sul Titanic fra gli utlimi ospiti prima che la nave affondi”.

 

Le voci assonanti del nuovo assetto

Certo chi si frega le mani è Massimo Lattanzi che insieme ad Alberto Zucchi e Giorgio Bongiorno è stato fra gli attori più attivi dell’accordo. “Per il PdL è un giorno importante e a pensarci mi viene la pelle d’oca”, dice. Poi risponde a Tibaldi: “Non stiamo annacquando i nostri valori e non c’è nessuna spartizione dei posti di potere”.

“Gli amici del PdL – ha detto dai banchi della Fédération, Leonardo La Torre – hanno avuto il coraggio di mettersi a disposizione della Valle d’Aosta per dare una svolta a questa Regione. La collaborazione col Pdl è fatta con persone che hanno il senso della responsabilità e lo hanno dimostrato diverse volte”.

“Abbiamo deciso di accogliere – ha detto il capogruppo Uv, Diego Empereur – l’offerta di condividere le responsabilità sulle questioni strategiche espresse nel programma di legislatura avanzata dal PdL. E’ un passaggio importante per consolidare la posizione della Valle e per facilitare la soluzione ai nostri problemi”.

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