Jeunesse Valdôtaine, Carrel si dimette da “Animateur” e punta il dito contro un’Union “sorda”

01 Agosto 2020

Le parole sono misurate, ma dure: “Abbiamo perso, dobbiamo ammetterlo, ma la sordità dell’Union Valdôtaine è stata troppo forte. Speriamo che i prossimi rappresentanti della Jeunesse Valdôtaine possano aiutare meglio l’Union Valdôtaine a crescere, ma senza dimenticare mai che i giovani devono esser libero di pensare e di dire ciò credono sia meglio, soprattutto se lo fanno dopo molti confronti”.

Marco Carrel si dimette da “Animateur principal” della Jeunesse Valdôtaine, e lo fa con qualche sassolino nella scarpa da togliersi nei confronti della “sorella maggiore”, quella UV in crisi di identità e piena di domande.

“Ricordo bene a gennaio 2019 – scrive Carrel -, la riunione del Comité in cui abbiamo chiesto il ritorno alle elezioni vista la situazione giudiziaria. Ricordo anche quando, dopo due mesi di ordinaria amministrazione, abbiamo chiesto di formare un governo e di tornare alle elezioni in autunno. L’obiettivo per noi era molto chiaro: evitare di lasciare la Valle d’Aosta senza un vero governo e tornare quindi alle urne. Oggi ne siamo ancora più convinti e crediamo che gli ostacoli sanitari ed economici dell’ultimo periodo avrebbero potuto essere affrontati meglio con un governo di qualsiasi composizione politica piuttosto che rimanere nell’amministrazione ordinaria fino ad oggi”.

Un’Union Valdôtaine sorda

Dalle parole di Carrel un elemento spicca: la porta chiusa dell’UV nei confronti della Jeunesse, un dialogo monco.

“Abbiamo portato avanti le nostre idee e i nostri punti di vista, fedeli a quello che ho detto durante la nostra Assemblea dell’11 gennaio 2018: ‘non siamo burattini dell’Unione Valdôtaine’. Oggi posso aggiungere che questa linea ci è costata cara, ma non cambierei mai ciò che è stato detto e ciò che è stato fatto portando in alto i valori dell’Autonomia e promuovendo una buona amministrazione”.

Insomma: “La Jeunesse, come tutti gli unionisti – prosegue l’ormai ex “Animateur” -, ha affrontato ogni ostacolo, ma in più abbiamo dovuto lottare contro la sordità del nostro Mouvement’, troppo concentrato a fare la guerra al gruppo in Consiglio o al Presidente della Regione, ad espellere consiglieri, a fare dichiarazioni e giochi politici contrari alla buona amministrazione e, a nostro avviso, contrari allo spirito dell’Union Valdôtaine”.

Interpellato, Carrel non si nasconde dietro a un dito: “È stato un passo doloroso e sofferto, non solo mio ma di tutti i vertici della Jeunesse, una posizione condivisa dal Comité e la Segreteria. Abbiamo lavorato, tanto, ma il lavoro era anche quello di poter incidere sull’Union, finché ci siamo resi conto di non ottenere risposte”.

Senza melodrammi: “Avevo detto che non saremmo stati i burattini di nessuno, e se il terreno è fertile si può collaborare bene – prosegue Carrel -. Ci auguriamo che i prossimi vertici della Jeunesse riescano a farlo meglio”.

Il “cahier des doléances” è lungo: la ratifica da parte del Comité Fédéral della “legge elettorale più ridicola, personalistica e discriminatoria delle minoranze che si sarebbe potuta fare in Consiglio regionale”, il trattamento riservato ai sindaci, la ricerca di candidati il 4 marzo “senza avere ancora un progetto di programma e idee per le alleanze”, o il fatto che l’Union “non abbia parlato delle Elezioni comunali e si sia concentrata esclusivamente sulle Regionali e sul Comune di Aosta”.

Il futuro, per il momento in “standby”

Sul futuro – con voci insistenti che lo danno tra i papabili della lista che starebbe costruendo “motu proprio”, Augusto Rollandin in persona – Carrel non si sbilancia: “Non escludo nulla, ma non è questo il momento di prendere delle decisioni del genere”.

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