Migranti a Saint-Marcel: “Integrazione riuscita, ma no ad altri centri in paese”

13 Maggio 2016

«Abbiamo accolto diciasette persone e non ci sono stati problemi di sicurezza nè sanitari perché era un numero congruo». Enrica Zublena, sindaco di Saint-Marcel, sintetizza così la situazione a proposito della decisione, di circa quaranta giorni fa, da parte della Prefettura di accogliere diciassette rifugiati in paese, nell’ex affittacamere "La Maison de Geneviève" di località Surpian, gestita oggi dalla cooperativa Leone Rosso.

Zublena però ha fatto sapere ai presenti nella serata di ieri, dedicata alla questione, di aver scritto una lettera al Celva e alla Prefettura per chiedere che «sia la politica a governare i flussi e non si lasci tutto alla scelta delle cooperative, perché se diciassette ragazzi si gesticono, un numero pià alto può essere più complesso».

Il timore, esposto in sala anche dall’ex sindaco Laurino Réan, riguarda la presenza in località Sinsein, a pochi metri dal municipio, di una ex locanda che ora è diventata di proprietà di un’altra cooperativa che si occupa di accoglienza dei migranti. «Stiamo parlando di un’eventualità che ad oggi non ha nulla di concreto – puntualizza bene Zublena – ma è chiaro che se un’ulteriore cooperativa mettesse un’altra casa di accoglienza (i posti disponibili in questo caso sarebbero circa una trentina, ndr) questo sarebbe un problema».

Sgomberato il campo da questa eventualità, l’esperienza con i nuovi ospiti è stata finora positiva. L’ha dimostrato il numero di presenti alla serata. Se nell’appuntamento simile di due mesi fa, appena appresa la notizia dell’apertura del centro, sull’onda del timore erano accorse circa 130 persone, ieri sera i presenti non erano più di 40. «Grazie ad una convenzione Celva e con l’aiuto dell’associazione di volontari, gli Innominati di Saint-Marcel, siamo riusciti a far assicurare i ragazzi per fargli svolgere piccoli lavori di manutenzione del territorio», racconta il sindaco.

«L’inserimento di questi ragazzi non ha dato nessun problema – afferma il comandante dei Carabinieri di Nus, Alessandro Calisti – e non siamo mai dovuti intervenire per questioni riguardanti gli ospiti della struttura». Marco Gheller e Francesco Buratti, dipendenti di Leone Rosso, hanno raccontato come si svolge la vita all’interno del centro. «Ogni mattina i ragazzi si svegliano presto e si dividono in tre squadre: una tiene pulita la struttura e le altre due fanno lavori di pulizia strade o di manutenzione del verde nel paese – racconta Gheller – tre pomeriggi a settimana, per tre ore al giorno, gli viene insegnato l’italiano, mentre un pomeriggio alla settimana frequentano un corso di educazione civica».

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