Rappresentanza di genere, bocciata la proposta di legge del Pd

La maggioranza ha respinto la proposta che prevedeva di aumentare fino a circa il 30% la rappresentanza femminile nelle liste alle elezioni del Consiglio regionale.
Carmela Fontana
Politica

Bocciata la proposta di legge del Pd sulla rappresentanza di genere. Il disegno di legge, che ha incontrato il voto favorevole del gruppo Pd e dell’Alpe, prevedeva che in ogni lista di candidati all’elezione del Consiglio regionale ogni genere non potesse essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati, arrotondata all’unità superiore. L’attuale legge elettorale del 2007 prevede il limite del 20% mentre con la proposta del Pd si sarebbe arrivati al 30% circa. L’articolato inoltre introduceva novità anche per quanto riguarda le preferenze. In particolare:  "Nel caso di espressione di due o tre preferenze, avrebbero dovuto essere indicati candidati di entrambi i generi, pena la nullità di tutte le preferenze espresse".

Come ha spiegato Carmela Fontana, Capogruppo Pd: "Con una maggiore partecipazione delle donne, la politica sarebbe migliore. Anche in Valle d’Aosta la percentuale di presenza femminile nelle Istituzioni non è confortante. La composizione del Consiglio e della Giunta è in linea con la media nazionale (11 per cento circa); nei Comuni, le cariche di vertice sono assunte prevalentemente da uomini: 85 per cento contro il 15 per cento di sindaci e vicesindaci donne. Nelle Giunte comunali, le donne rappresentano in media il 17 per cento, mentre nei Consigli la percentuale di elette arriva al 27 per cento. Tale dato è comunque molto al di sotto della percentuale di donne sul totale della popolazione (oltre il 50 per cento). "

Per Alberto Zucchi, Presidente della prima Commissione, "come maggioranza, riteniamo infatti che l’impianto della norma approvata nel 2007 sia largamente garantista in quanto vi è già la possibilità di esprimere un’ampia presenza femminile grazie alla percentuale inserita. Riguardo poi al voler imporre la preferenza per il genere femminile, formuliamo un rilievo di tipo costituzionale: imporre la preferenza per il genere femminile pone seri alla libertà dell’elettore nell’espressione del proprio voto".

 

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