Sulla festa della Repubblica incombe lo spettro della crisi

Nel discorso tenuto in occasione del 2 giugno Rollandin ha evidenziato le ricadute che la manovra finanziaria del Governo avrebbe sugli enti locali e le Regioni: tagli alla spesa pubblica e riduzione dei servizi ai cittadini.
Celebrazioni del 2 giugno
Politica

Il 2 giugno del 1946 gli italiani, e per la prima volta anche le italiane, decisero, con un referendum, di lasciarsi alle spalle l’esperienza della monarchia, e di trasformare l’Italia in una Repubblica. Per celebrare quella data è stata organizzata una breve cerimonia al Palazzo regionale, durante la quale sono state conferite le benemerenze dell’Ordine della Repubblica a dieci persone: Antonio Carelli è stato insignito del titolo di Commendatore, Corrado Neyroz e Giacomo Sado sono stati nominati Ufficiali, mentre i Cavalieri sono sette: Antonietta Caimano, Augusto Cheney, Livio Dalle, Marco Delpero, Antonella Del Santo, Roberto Lo Drago e Salvatore Mazzeo.

L’ombra della crisi economica e la sfida del federalismo sono stati i due temi principali toccati dal discorso del presidente della Regione. “Ci attende ora un periodo di grande rigore e austerità” ha sottolineato Rollandin, individuando nell’attuazione del federalismo fiscale una risposta alle difficoltà che il Paese sta attraversando. “L’articolo 114 della Costituzione – ha aggiunto – ha conferito pari dignità a tutti i livelli di governo, lo Stato, le Regioni, i Comuni e le Province, è tempo di rendere effettiva questa disposizione, per dotare ogni ente locale di un’autonomia finanziaria autentica”.

Rollandin si è espresso, inoltre, sulla riforma varata dal Governo per risanare le finanze pubbliche ed evitare all’Italia, schiacciata dal debito pubblico, la medesima sorte della Grecia. “Le misure adottate dal Governo – ha affermato – impongono pesanti sacrifici agli enti territoriali, ma non costituiscono interventi strutturali in grado di rilanciare l’economia. Tali misure mettono in discussione la stessa attuazione del federalismo fiscale, in quanto impongono alle Regioni e agli enti locali di concorrere al rispetto del patto di stabilità per importi talmente alti da paralizzare la loro autonomia nella spesa pubblica”.

Se le disposizioni del decreto-legge non saranno modificate in sede di conversione, ha concluso il presidente della Regione, il risultato della manovra sarà devastante, e costringerà gli enti locali a “tagliare la spesa pubblica e a ridurre i servizi essenziali, come la sanità e l’istruzione, costringendo una massa crescente di cittadini a rivolgersi al settore privato, a discapito delle fasce economicamente più deboli”.

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