Asili nido, ecco le nuove direttive. Rette più care e un educatore ogni otto bambini
“Più che una razionalizzazione siamo di fronte ad un taglio lineare”. E’ questo il sentimento che serpeggia fra gli addetti del settore della prima infanzia. Attese da tempo sono sbarcate venerdì scorso in Giunta regionale le nuove direttive. E le novità non mancano.
Il rapporto educatore bambino passa da 1:6 a 1:8. Rispetto alla bozza di direttive, concordata nel dicembre scorso fra sindacati e Regione, il testo approvato venerdì scorso non specifica un rapporto differenziato a seconda delle fasce di età ma parla solo di possibilità di “modulazione secondo le esigenze educative e di cura dei bambini rispetto alla loro età e a eventuali bisogni speciali”.
Cresce anche il rapporto fra bambini e personale ausiliaro: da 1:18 si passa a 1:22. Il coordinamento sarà garantito per uno o un insieme di servizi per la prima infanzia presenti sul territorio secondo un rapporto numerico indicativo di una unità a tempo pieno equivalente ogni 45 posti. Inoltre la capienza minima per l’apertura di un asilo nido diventa di 18 posti. Condizioni che fanno tornare la paura di esuberi, una quarantina quelli previsti dai sindacati.
Ma le brutte notizie per le famiglie non finiscono qui. Aumenta infatti la tariffa minima dei nidi che passa da 150 a 250 euro per i nuclei familiari con un Isee di 6 mila euro e la massima che da 600 (nella sola Grand Paradis già da tempo era superiore ai 700 euro) passa a 850 euro con un Isee pari o superiore ai 42mila euro.
“Da alcuni anni in Valle d’Aosta è stato raggiunto l’“obiettivo di Lisbona” e si è verificato nell’ultimo periodo un sostanziale azzeramento delle liste di attesa anche nelle zone a maggiore densità abitativa, come il Comune di Aosta, configurando un quadro nel quale il sistema è da considerarsi quantitativamente a regime” si legge nelle direttive.
Un sistema saturo che ha bisogno per andare incontro alle nuove esigenze della famiglia di diventare più flessibile in termini di orari di frequenza e di scelta qualitativa. Per questo ci sarà la possibilità dei servizi di “offrire una frequenza differenziata e flessibile: una “flessibilità governata” con una una frequenza minima obbligatoria di utilizzo del servizio e un limite massimo, in termini di ore giornaliere”.
Sperimentalmente i bambini potranno poi essere inseriti già a partire dai sei mesi con una formazione ad hoc per gli educatori interessati.
Altra novità, già annunciata, la possibilità offerta al settore turistico “di completare l’offerta con servizi leggeri di accudimento e ricreazione ma qualificati per le famiglie ospiti, ottimizzando le risorse strutturali e umane presenti sul territorio”.
Le nuove direttive andranno ora all’esame del Cpel e in seguito della competente commissione per poi passare nuovamente in Giunta. I tempi sembrano comunque stretti visto che l’obiettivo è di conseguire quanto prima un risparmio che dovrebbe aggirarsi intorno al milione di euro. La delibera prevede, inoltre, un periodo di sperimentazione da settembre 2015 ad agosto 2016 al fine di monitorare, attraverso un confronto sistematico con il Celva e gli enti titolari dei servizi, “i processi di cambiamento prodotti dall’applicazione delle direttive".