Sono visibilmente emozionati e piuttosto orgogliosi del loro operato i ragazzi disabili autori della fiaba “Cigno non basta” mentre la leggono davanti al numeroso e altrettanto partecipe pubblico radunatosi ieri alla Cittadella dei giovani di Aosta in occasione della presentazione del libro “Il sentiero nel bosco”, raccolta di fiabe frutto della fantasia degli utenti del Centro Educativo Assistenziale (C.E.A) di Quart.
“Cigno non basta” racconta di una vecchina molto buona ma anche molto brutta e per questo emarginata che, trasformata in un bel cigno da una fata, finalmente riceve le attenzioni dei bambini del villaggio. Ma uno di loro svela ben presto l’inganno così la vecchina-cigno decide di raccontare tutta la verità, torna ad avere le sembianze di prima e ad essere amata per quello che è. Il tema è, chiaramente, quello dell’apparenza e del radicato pregiudizio che a “bello” collega necessariamente “buono” e a “brutto” fa seguire “malvagio”, emarginando chi non rientra nei canoni “classici” . Catalizzatori delle dieci storie nate e cresciute nella palestra di Quart, ritrovo dei disabili- adulti e degli operatori che li seguono, sono stati gli oggetti più disparati (come pentole, piatti, panettoni,bambole di pezza) ma anche suoni, odori, profumi. “Ogni gesto, espressione, suono di chi non può parlare viene interpretato. Non è importante il gesto in se ma il significato che acquisisce nel contesto” dice Lara Andriolo, educatrice professionale del centro di Quart. L’obbiettivo del gruppo non è premiare il più bravo ma piuttosto concentrarsi sul senso di uguaglianza e per questo “nei nostri incontri ci sediamo tutti in cerchio e lo sforzo che facciamo è quello di lasciare fuori dalla porta il ruolo che ricopriamo, operatore, utente educatore e vestirci ognuno della propria identità” ribadisce l’educatrice.
La fiaba, dunque, diventa al contempo strumento di confronto con gli altri e mezzo per elaborare e riportare esperienze fortunate e sfortunate della vita da parte di chi fortunato lo è stato un po’ meno degli altri. Nel commentare la raccolta, la dirigente alla struttura Disabilità dell’assessorato alla sanità, salute e politiche sociali Paola Davico parla appunto di “Spaccati di vita, momenti belli e momenti brutti, difficilmente sostenibili e riportati entro confini di sostenibilità umana grazie alle favole.” “L’idea del libro nasce dalla volontà degli operatori di Quart di riflettere sul percorso educativo dell’attività di psicomotricità.”spiega l’educatrice Monica Guttero “Abbiamo scelto la formula della fiaba non con l’intenzione di infantilizzare i ragazzi, che invece sono adulti, ma perché si tratta di un genere letterario noto e comprensibile a tutti indipendentemente dall’estrazione sociale o dalle capacità cognitive. Col suo lieto fine la fiaba permette anche di rassicurare e al contempo dare un significato propositivo e costruttivo.”
Per l’Assessore regionale alla sanità, salute e politiche sociali, Albert Lanièce: “Attività qualificate di questo tipo dimostrano come i Centri Educativi Assistenziali rappresentino un punto di riferimento sempre più importante nel nostro territorio. Quello che ci interessa è dare una risposta di qualità alle famiglie e a chi frequenta i CEA, posto che il concetto di centro come contenitore è stato superato da tempo.”