IVAT : probabile commissariamento, tre dei cinque consiglieri danno le dimissioni
C’ è aria di bufera all’interno dell’Istitut Valdotaine de l’Artisanat Typique -IVAT, l’ente che si occupa di sviluppare l’artigianato valdostano di tradizione, attraverso la commercializzazione, la tutela e la valorizzazione dei prodotti. In occasione, infatti, della riunione del Consiglio di Amministrazione di oggi, il Bilancio consuntivo non è stato approvato e tre dei cinque consiglieri, dunque la maggioranza, hanno consegnato le dimissioni. La notizia è stata resa nota dall’assessore regionale alle Attività Produttive Leonardo La Torre.
L’assessore, che si sta preoccupando di approfondire la questione, ha parlato di ?motivazioni forti? che hanno spinto alcuni consiglieri a questo atto di protesta. ?Non possiamo permetterci di avere questa situazione sospesa – ha spiegato La Torre – Ora l’Ivat non può operare in questo stato e le motivazioni sono gravi da far pensare al Commissariamento. Da parte nostra c’è ora una forte preoccupazione sulla gestione dell’Istituto?.
Sono di fatto motivazioni politiche quelle che hanno portato alla presa di posizione di 3 dei 5 consiglieri del Consiglio di Amministrazione. La polemica non scaturisce, infatti, dall’analisi del documento contabile, che ha avuto il parere favorevole dei Revisori dei Conti, ma dall’aver voluto approfittare di questo momento per evidenziare un forte malessere nei confronti dell’Istitut e della sua organizzazione..”Il Presidente, ancorché in minoranza, non ha voluto dimettersi e così lo abbiamo fatto noi con l’obiettivo che venga nominato un commissario“. Così Ermanno Bonomi uno dei consiglieri dimissionari motiva sinteticamente le ragioni delle sue dimissioni e di quelle di Roberto Chiurato e Dario Coquillard dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto per l’Artigianato Tipico Valdostano. I tre consiglieri dimissionari hanno bocciato il bilancio consuntivo e successivamente hanno chiesto che si dimettesse l’intero CdA; contro la proposta si è espresso il presidente Benonino Gerborre ed il quinto consigliere, Corrado Brunet.
La contestazione è stata rivolta dunque al presidente che poco avrebbe coinvolto il Consiglio compiendo scelte in assoluta autonomia, con giudizi strettamente personali e che non vrebbero portato, secondo i consiglieri dimissionari, ad alcun giovamento al Ivat.