Legge “Gelli-Bianco”, una tutela per utenti e operatori per evitare la “medicina difensiva”
La legge, la “Gelli-Bianco” recentemente approvata in Parlamento è realtà, ed il mondo valdostano sta cominciano a muoversi per capire – nonostante manchino ancora i decreti attuativi sui quali i tempi sono nebulosi – come influenzerà realmente il mondo della Sanità e delle responsabilità di medici ed infermieri.
E le prime domande sono cominciate ad emergere questa mattina, giovedì 18 maggio, a Palazzo regionale durante il convegno “Legge Gelli-Bianco e l'impatto sulla sanità pubblica e privata” organizzato da UniMeier – Università di Medicina integrata Economia e Ricerca in collaborazione con Area Insurance Brokers e patrocinato dall'Azienda Usl della Valle d'Aosta e l'Assessorato regionale alla Sanità.
I temi sul tavolo coinvolgono medici ed infermieri, senza dimenticare anche gli operatori assicurativi, che inevitabilmente la nuova legge toccherà: “Questa normativa – ha spiegato in apertura del simposio Alberto Zucchi, Presidente di Area Insurance Brokers – introduce nuovi criteri e modifica radicalmente l'assetto precedente con lo scopo di contemperare le esigenze le esigenze dei cittadini lesi da casi di 'malasanità' ai quali servono strumenti più snelli per tutelarsi e coperture sanitarie più convenienti. Dall'altra parte vuole diminuire il 'peso' per gli operatori sanitari evitando il ricorso alla 'medicina difensiva' per limitare la richiesta di danni”.
'Medicina difensiva' sulla quale si è soffermato anche il dottor Lorenzo Ardissone, Direttore Generale Asl4 To Piemonte e ben noto in Valle per essere stato alla guida dell'Usl locale: “Le aziende – ha spiegato – devono essere molto vicine ai dipendenti che lavorano bene e molto lontane da quelli che lavorano male. La 'medicina difensiva' è un binario morto e uno dei problemi che incide molto sul sistema sanitario: prima di dimettere un soggetto da un reparti c'è spesso l'abitudine a fare moltissimi esami per timore di aver dimesso il paziente troppo presto. Speriamo che invece queste buone pratiche diano delle risposte diverse, perché sono strumenti dei quali si parla da anni”.
E gli strumenti in questione sono dati anche dalla politica: “Dobbiamo cambiare le cose – il commento invece di Luigi Bertschy, assessore regionale alla Sanità – e restituire fiducia sia a chi lavora che a chi usufruisce dei nostri servizi valorizzando tutte le cose che vanno bene ma senza nascondere ciò che anche nel nostro settore non funziona, anzi correggendo gli errori. Quando rappresentiamo dei ruoli facciamo fatica a far funzionare meglio le cose ma dobbiamo imparare a fare meglio il nostro lavoro perché nessuna legge, da sola, può cambiare le cose”.