Un centro Covid nella micro di Variney, i parenti degli ospiti dicono “No”

02 Novembre 2020

Il progetto di trasformare la microcomunità di Variney in una struttura Covid non piace ai parenti dei 29 ospiti della struttura, che con una missiva esprimono oggi al Presidente della Regione Erik Lavevaz “stupore” e “disappunto”.

Le voci che da giorni si rincorrevano sul progetto, sono state confermate durante la conferenza stampa di venerdì, dall’Assessore regionale alla Sanità Roberto Barmasse. “Abbiamo lavorato ad una soluzione intermedia, per una struttura che fungerebbe sia da RSA sia da micro ‘tampone’, individuata nella struttura di Variney. Sono in atto le trattative tra l’azienda, gli Enti locali e la Regione per una gestione mista, in appoggio agli utenti positivi ma anche per l’ospedale, dove ricoverare pazienti che non necessitano di un alto livello di assistenza clinica”.

La scelta è caduta su Variney, in quanto struttura vicino all’Ospedale e con personale infermieristico dipendente dall’Usl.

“Quali parenti degli ospiti siamo sconcertati che si possa anche solo prendere in considerazione questa soluzione.” Nella struttura oggi risiedono 29 anziani, al momento non positivi al Covid 19.

Per tutelarli da mesi non possono avere contatti diretti con i propri cari e con il resto del mondo esterno.

“Finora questo provvedimento e la professionalità del personale hanno funzionato al meglio, poiché in tale struttura dall’inizio della pandemia non si sono riscontrati casi positivi al Covid19.  – scrivono alcuni dei parenti nella missiva –  Tuttavia gli sforzi rischiano di essere vanificati da una scellerata decisione: soggetti fragili, ad oggi ribadiamo non contagiati, dovranno essere caricati su delle ambulanze e trasferiti in altre strutture del territorio, che non si può escludere siano totalmente prive di pazienti positivi al Covid 19″.

Oltre al potenziale rischio delle “operazioni di trasporto e di smistamento in altre strutture”, i parenti degli anziani sottolineano come la microcomunità di Variney, per i loro cari “non è un luogo di ricovero transitorio, ma è ormai diventata una casa in cui passare con dignità il tempo della vecchiaia e della malattia, assistite da personale che nel corso degli anni è diventato una seconda famiglia”.

Al personale della struttura va il il plauso dei parenti. “Non solo sono riusciti con la loro competenza a scongiurare il contagio all’interno della struttura, ma hanno anche saputo assistere amorevolmente gli ospiti riuscendo così a mitigare il non trascurabile disagio psicologico arrecato dall’isolamento totale dalle famiglie imposto dalla prima ondata”.

L’ipotesi di un “trasferimento coatto verso altre strutture” rischia per i firmatari della missiva di “avere delle ricadute psico-fisiche nefaste per la loro salute, poiché a queste persone verranno a mancare simultaneamente, oltre che i contatti con i loro parenti, anche la loro casa e il sostegno delle persone che conoscono e a cui si affidano da anni”.

Infine la missiva evidenzia come la decisione, di cui al momento sono venuti a conoscenza solo attraverso i media locali, “arriva vergognosamente in ritardo, poiché avrebbe dovuto essere presa, eventualmente, nel corso dell’estate, quando il numero di contagi era molto più basso, in modo da ridurre al minimo il rischio per queste persone”.

Evidentemente, concludono i parenti degli ospiti, “in una fase di stallo della passata giunta la campagna elettorale ha avuto la meglio anche sulla salute dei cittadini, a questo punto vorremmo che non fossero proprio i più deboli a dover pagare le conseguenze di certe scelte”.

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