Bohard racconta il suo Tor: “Il momento più difficile? La prima notte, al Col Loson”
"E’ stata un’avventura fantastica soprattutto perchè l’ho vissuta senza sofferenza“. Viene da chiedersi cosa significhi soffrire, per Patrick Bohard, vincitore del Tor des Géants 2015, una gara massacrante lunga 330km, con 24 mila metri di dislivello da affrontare in solitudine, giorno e notte, sfidando sole, pioggia, vento e neve, che trasuda sofferenza solo a seguirla da casa, seduti davanti al computer. Il francese l’ha conclusa in 80 ore e 20 minuti, dormendo in tutto soltanto 2 ore e 4 minuti.
Sul palco del Jardin de l’Ange di Courmayeur, subito dopo le foto di rito e le celebrazioni per la vittoria, è rimasto impietrito, con gli occhi lucidi e i bastoncini stretti in mano, senza riuscire neanche ad alzare le braccia per festeggiare. Poi si è dovuto sedere, perchè le gambe non lo reggevano più. "Mi hanno lasciato proprio alla fine, nella discesa che dal Rifugio Bonatti porta al centro di Courmayeur. Ho anche avuto un po’ di fortuna ma d’altronde ce ne vuole parecchia per vincere queste gare. Succede spesso, alla fine di questi ultra trail, che in discesa le gambe si blocchino, impedendo così all’atleta di correre: in questi momenti si perde veramente tanto tempo". Un problema fisico che poteva costargli caro, visto il ritorno furioso di Galeati. "Ho dovuto fare uno sforzo supplementare per essere sicuro di non perdere la gara proprio sul traguardo". Ad un certo punto, il francese, ha pure sbagliato strada. "Sì, un piccolo errore di percorso ma ho subito recuperato il sentiero". D’altronde, i sentieri valdostani li aveva studiati per tutta l’estate, durante i "sopralluoghi" compiuti a luglio e agosto sul percorso di gara. L’unica grande gara, di fatto, della sua stagione, se togliamo l’Ultra du Pas du Diable vinta ad aprile.
Una pianificazione quasi maniacale messa in atto con la moglie Virginie, assistente imprescindibile durante la corsa, con la quale gestisce un albergo a Villers-le-Lac, nel sud-est della Francia, nel massiccio del Jura, al confine con la Svizzera. E’ facile quindi capire come l’alimentazione abbia giocato un ruolo fondamentale nella vittoria del Tor 2015. "Due anni feci diversi errori e questa volta ero molto più preparato", ha spiegato il francese rivelando di dover fare uso di soli cibi senza glutine. Non tutto, in ogni caso, è andato proprio come da programma. Ad esempio, qual è stato il momento più difficile della gara? "La prima notte, lungo la discesa dal Col Loson: c’era la neve e tantissima nebbia, tanto che non si vedeva la traccia. Senza riferimenti è stato molto difficile orientarsi". Una volta trovata la via, poi non si è più fermato.