Adolescenti che masticano capsule di detersivo: genitori, è ora di farci qualche domanda

Licia Coppo nella sua rubrica "basta un po' di educazione" affronta, attraverso l'ultima follia social, il tema delle sfide degli adolescenti e della necessità del conflitto con gli adulti.
Basta un po’ di educazione, Società

Mi ero giusto presa qualche settimana di vacanza dalla nostra rubrica, ed ecco che mi tocca iniziare l’anno, oltre che con un’influenza che mi ha stroncata peggio fossi stata colpita da un virus alieno, con questa allucinante notizia della nuova moda che sta spopolando tra alcuni adolescenti sul web.

A guardarli, in quei grotteschi video, viene da chiedersi se qualche virus decisamente alieno non li abbia colpiti tutti loro! Si chiama Tide Pods Challenge, l’ultima sfida social proveniente dall’America che consiste nel masticare una capsula di detersivo da lavatrici fino alla fuoriuscita del sapone. Più si resiste più si è forti nella Challenge, dato che ogni sfida deve essere ovviamente filmata in diretta col proprio smartphone e postata sui principali social network con l’hashtag #TidePodsChallenge; un gioco “decisamente” pericoloso che ha già provocato da inizio dell’anno più di 37 casi di intossicazione. Neppure nei peggiori metodi punitivi di un tempo, quando si lavava la bocca dei bimbi col sapone se dicevano parolacce, si arrivava a tanto abominio. Qui non è neppure una sanzione subita, è una scelta agita da alcuni ragazzi evidentemente molto scarsi di spirito critico, in nome di qualche like, qualche follower in più, un po’ di triste popolarità nelle vetrine social. Un’immagine dei nostri tempi davvero deprimente.

Ma se ci stupiamo di sfide così assurde, non conosciamo il mondo degli adolescenti: anni fa c’era la Salt and Ice Challenge, che consisteva nel provocarsi ustioni con il sale e con il ghiaccio; spesso si vedono immagini di giovani che camminano sui binari, oppure sfidano il treno in arrivo attraversando all’ultimo, a sbarre chiuse. Anni fa nelle grandi città la sera gruppi di ragazzi sfidavano il semaforo rosso dei pedoni: avete presente cosa significhi attraversare la notte un lungo viale di Torino o Milano quando le automobili hanno il semaforo verde, e arrivano lanciate a forte velocità su più corsie?

Ora so cosa starete pensando: ma queste sono situazioni estreme, casi sociali, i nostri figli mai lo farebbero, uh per carità. Tutti pronti a mettere la mano sul fuoco? Meglio non farlo in adolescenza, che ci sono genitori che si sono presi certe docce fredde quando sono stati chiamati una sera in questura, proprio loro che avevano detto la sera prima “ahh, ma mio figlio non lo farebbe mai”. Purtroppo la tendenza alle sfide gli adolescenti ce l’hanno nel sangue, fa parte del loro percorso di crescita. Certo, ci sono sfide e sfide. Se andare troppo forte sullo scooter o bere quel bicchiere di troppo sono sfide, ahimè, che esistono da sempre, dove i giovani sembra vogliano misurarsi con il loro “essere grandi”, “essere forti” “poter reggere”, questa sfida delle capsule palesemente tossiche fa riflettere, perché sembra varcare i limiti del realistico e del possibile, al punto che inizialmente si pensava fosse una fake news.

Che gli adolescenti stiano alzando sempre di più la posta in gioco nelle challenge perché vivono ormai un quotidiano così facile, accessibile, annoiato, assecondati in ogni desiderio o richiesta, stracolmi di beni materiali e poveri di relazioni significative, ma soprattutto di adulti solidi e autorevoli con i quali misurarsi, in primis, nella sfida? Gli adolescenti crescono per opposizione, si sa; maturano anche misurandosi con i limiti di casa, con le regole e i divieti posti dai genitori, cercando di forzare quella relazione asimmetrica, confliggendo con gli adulti che arginano le loro preteste di libertà.

Ecco perché è faticoso, anche se estremamente stimolante, avere a che fare con gli adolescenti. Si contrappongono e sfidano di continuo. Ma se dall’altra parte non trovano nessuno con cui confliggere? Immaginate che frustazione! Se per paura di quel conflitto molti genitori di oggi sono “sì-rispondenti”, anticipano bisogni non ancora chiesti, e piuttosto di litigare scelgono la strada del “vabbè, fai come credi, ormai sei grande” oppure “ma sì, vedi tu, se ci tieni tanto ad andare vai pure, noi ci fidiamo”, beh, poi non stupiamoci che i ragazzi aumentino sempre di più il livello delle sfide. Privare i nostri ragazzi del conflitto con noi genitori, è il più grande danno che possiamo fare loro. “E se poi gli dico di no e lui, per cercare di fare lo stesso quello che vuole, mi dice una bugia?” Ecco, se lo fa è normale. E’ normale che noi poniamo dei confini, che loro cerchino di sfidarli anche dicendo delle balle, è consuetudine che a volte gli vada bene e non li scopriamo o che a volte gli vada male, li becchiamo e se ne assumono le conseguenze.

Ecco, se forse lasciassimo sperimentare ancora un po’ di brividi e trepidazione anche solo legati al chiedere un permesso straordinario per quella festa a cui tengono tanto, senza che sia già scontata la risposta, o il gusto della sfida di averci detto che sono a studiare dall’amica e invece quel pomeriggio sono uscite col fidanzato, forse mediamente avrebbero meno bisogno di dopare di rischi estremi le loro sfide. Se poi in casa li abbiamo pure abituati a lavorare, alla sola vista di una capsula da lavatrice verrà loro il ribrezzo, pensando alle numerose lavatrici di vestiti che hanno dovuto stendere, intrise dello stesso profumo. Sono certa, gli scapperebbe la voglia della challenge. Avrebbero di meglio da fare. Un ironico e sano principio di realtà, che oggi sembra proprio mancare. 

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