Uno stuolo di giacche rosse e abiti neri per l’ultimo saluto a Janira Mellé

17 Giugno 2023

La chiesa di San Nicola a La Thuile non è abbastanza ampia per accogliere lo stuolo di giacche rosse e abiti neri accorsa a porgere un ultimo saluto a Janira Mellé, i cui funerali si sono tenuti nella mattinata di oggi, 17 giugno 2023. Una folla di amici e conoscenti gremisce quindi il sagrato della chiesa parrocchiale e tutta la piazzetta circostante. D’un tratto, dal lato nord di Via Paolo De Bernard sbuca una bara di legno bianco decorata con una corona di fiori bianchi, un giaccone dell’ASIVA e una maglietta personalizzata della Juventus. A portarla e ad accompagnarla sono i suoi colleghi maestri di sci, alcuni Pisteurs Secouristes di La Thuile e le note di “Il signore è il mio pastore.”

Gli spunti offerti dal preambolo alla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi e dalla Veglia nel giardino dei Getsemani descritta nel Vangelo secondo Matteo vengono adoperati da Don Paolo Papone per instaurare una riflessione, nel corso dell’omelia, a proposito della morte prematura e dell’importanza di andare oltre la sensazione di tradimento da questa scaturita: “Cosa significa morire a 25 anni? È come se ci sentissimo traditi, hai la vita davanti e sei il simbolo di una promessa per tutti. È impensabile, sembra il tradimento delle promesse in cui ognuno aveva delle aspettative. Cosa ce ne facciamo delle aspettative che sembrano tradite da questa morte? Siamo obbligati ad andare al di là della soglia della morte con il pensiero perché, rimanendo sulla soglia allora sì che siamo traditi, cosa ce ne facciamo di una porta chiusa? In chiesa abbiamo sempre sentito parlare di resurrezione ma quanto ci facciamo conto? Eppure, questa è stata la sorpresa che ha cambiato completamente le carte in tavola e Gesù per preparare questa sorpresa ha chiesto agli apostoli di stare con lui e loro cos’hanno fatto? Si sono addormentati. Il limite umano pesa su di noi, Gesù diceva state con me, pregate con me, vegliate con me. Vegliare? Che significa? Stare svegli, far sì che i pensieri che vadano nella direzione giusta, difficilissimo. Eppure, oggi Janira vi obbliga ad una scelta di fondo o disperata o di speranza.”

La stessa speranza che nutrivano Janira e Didier, il suo fidanzato, che alla fine della celebrazione ha ricordato: “Ciao amore mio, hai veramente combinato ‘un bordello’ come direbbe tua mamma, ho costantemente il tuo sorriso in testa, l’odore della tua pelle, il sapore dei tuoi baci e delle tue carezze. Stavamo costruendo il nostro futuro pieno di amore, volevamo creare qualcosa di bello, qualcosa di vero, costruire una nostra famiglia, ne parlavamo spesso ultimamente, ricordi? ‘Se vuoi un bimbo con me dobbiamo prima sposarci’, dicevi, io sarei invece stato pronto a mettere il matrimonio in secondo piano. Ti avrei fatto sudare fino alla seconda cascata del Ruitor, lì ti avrei chiesto se avessi voluto essere la mamma dei miei figli. Ricordo la tua timidezza con il passare del tempo e degli anni ti sei aperta sempre di più con me, ci siamo conosciuti in ogni lato caratteriale, ho conosciuto in tutta la tua bontà e nel tuo altruismo, non è facile avere a che fare con un orso come me. Potrei stare ore a cercare di scrivere aneddoti su di noi, potrei scriverne uno per ogni giorno passato insieme ma vorrei dirti solo un’ultima cosa, grazie per avermi insegnato cos’è il vero amore, puro incondizionato e senza limite”.

Con la dedica di Didier, preceduta da quella di una sua amica, la celebrazione si sposta nella piazzetta antecedente alla chiesa, dove, nei pressi degli stendardi dell’ASIVA e del CONI viene posto il feretro, perché tutti i presenti possano dare un ultimo addio alla giovane maestra di sci morta a 25 anni e pronta ad insegnare a “tirare quattro curve” e a correggere “la sciata di mia mamma e mio papà che ormai è un po’ vecchio stile”, come ha spiegato il fidanzato Didier nel corso della sua dedica.

Nonostante la giovane età, “lei sarà per noi un’allenatrice e ci condurrà come una vera guida, una vera maestra all’incontro col Signore”, ha concluso Don Papone nella sua omelia. Che la scelta fatta dai suoi cari sia disperata o di speranza, ciò che è certo è che la morte di Janira lascerà un vuoto difficile da colmare nel cuore di tutti i valdostani che come lei hanno amato e ameranno la montagna e le emozioni che è capace di trasmettere.

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