L’Università della Valle d’Aosta organizza un incontro di studio dal titolo “L’io in viaggio”

Lunedì 6 maggio dalle 9,30 alle 17,30, si svolgerà nell’aula magna dell’Università della Valle d’Aosta un incontro di studio dal titolo "Ich unterwegs: Studien am Grenzrain von Autobiografie und Reiseliteratur. L’io in viaggio: studi ai confini tra autobiografia e letteratura di viaggio".
La sede dell'Università della Valle d'Aosta

Lunedì 6 maggio dalle 9,30 alle 17,30, si svolgerà nell’aula magna dell’Università della Valle d’Aosta un incontro di studio dal titolo “Ich unterwegs: Studien am Grenzrain von Autobiografie und Reiseliteratur. L’io in viaggio: studi ai confini tra autobiografia e letteratura di viaggio”.

Il convegno è organizzato dal Dipartimento di Scienze umane e sociali in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e vedrà la partecipazione di studiosi di lingua e letteratura tedesca provenienti da numerosi Atenei italiani. I lavori saranno aperti da Albert Meier (Università di Kiel). Rinomato studioso della Goethezeit, che metterà a confronto due dei più famosi “viaggi in Italia”: quelli di Goethe padre e figlio.

Che autobiografia e resoconto di viaggio siano strettamente legati tra loro, pare oggi del tutto naturale. Ma non è sempre stato così. La storia del viaggio in Europa coincide con la storia della ‘coscienza viaggiante’ che si è sviluppata solo lentamente, nel corso dei secoli. A partire dalle cronache oggettive e asciutte della prima età moderna, che rispondevano a scopi sociali e pragmatici, si passa poi alla Bildungsreise di nobili e aristocratici per arrivare alla celebre tradizione del Grand Tour europeo. In questo passaggio nasce l’interesse, prima sconosciuto, per le esperienze interiori del singolo.

Il diario di viaggio è sempre stato uno dei generi letterari più amati e apprezzati. Nella prima età moderna rispondeva a scopi pratici e serviva a registrare indicazioni e consigli per i futuri viaggiatori: era un antenato delle nostre guide turistiche. Aveva inoltre scopi didattici, offriva cioè una sorta di enciclopedia del mondo conosciuto, dove il ruolo del viaggiatore era quello del ‘testimone oculare’ che registra ciò che vede in modo oggettivo ed esaustivo. Solo con il passare dei secoli l’attenzione si sposta dall’osservato al vissuto, quando nella cultura europea si sviluppa la capacità di riflessione su se stessi e sul rapporto dell’individuo con il mondo circostante. Al centro si collocano man mano le impressioni del viaggiatore, considerazioni personali, emozioni. Da una semplice registrazione di distanze e monumenti, il viaggio diventa esperienza estetica, spirituale, letteraria, scientifica, con profondi mutamenti stilistici e contenutistici e una sempre crescente diversificazione di generi testuali all’interno della letteratura di viaggio.

I relatori cercheranno di intercettare forme e modi di questo passaggio ripercorrendone le tappe, dal Cinquecento fino alle rielaborazioni del viaggio nella letteratura contemporanea. Il viaggio contribuisce in molteplici modi a formare l’identità del viaggiatore. Plasma la concezione artistica di Sulpiz Boisserée e ispira gli studi linguistici di Max Leopold Wagner, che si dedica allo studio del dialetto sardo. E’ forma di vita e di scrittura che ispira autori come Joseph Roth e Stefan Zweig, che proprio nel viaggio vede una possibilità di rifondazione dell’umanità anche nelle ore più buie della storia.

Il programma dettagliato dell’incontro è disponibile sul sito www.univda.it.

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