Remo Celesia, indimenticato “gentleman driver”
Il 14 aprile di un anno fa, piangevamo la dipartita di Remo Celesia, indimenticato gentleman driver – e pure qualcosa di più – del rallysmo italiano. Il suo ricordo resta indelebile e tale lo sarà per molto tempo, tale è stata la sua forte personalità, che si propagava ben oltre lo stretto mondo delle quattro ruote, a noi così care. L’ultima volta che lo vidi, già qualche stagione fa, avevamo ipotizzato un volume sulla Lancia Rally 037, l’auto che, mi confidò, aveva amato di più.
Remo era molto legato alla Valle d’Aosta e ne esprimeva contenuti e contorni. Ne era orgoglioso, pragmatico e allo stesso tempo gioviale, quando si trattava di riunirsi attorno ad una tavola, meglio se avvolti dall’atmosfera di una cantina di amici. Il suo carattere aperto lo rendeva un Rodomonte, quello celebrato da Ariosto nell’Orlando Innamorato, per talento e coraggio, mai cadendo nell’accezione moderna della smargiassata.
Uomo di cuore e istinto, ma mai, come accennavo, privandosi della giusta dose di realismo. Qualche disinformato detrattore può limitare Remo al palcoscenico valdostano. Le vittorie al “Valle d’Aosta” – due, unico enfant du pays a coglierle – del 1985 e del 1988, al volante rispettivamente della 037 e della Lancia Delta Integrale – già di per sé da tenere nella giusta considerazione, si affiancano alle imprese del 1983, quando, sempre con la Lancia 037, sfiorò il titolo nazionale assoluto. Peraltro, qualche anno prima, nel 1979 e nel 1980, fu il primo – lui, a bordo di una Lancia Stratos ancora competitiva ma già abbondantemente al termine dello sviluppo – tra i battuti dall’inarrivabile Attilio Bettega, con la Fiat 131 Abarth della Scuderia ufficiale.
Nel 1980, Remo colse anche una chicca prestigiosa, eguagliando, nella prova speciale di Pila, il crono fatto registrare dal campione trentino. Relegare Remo Celesia ai successi sportivi significherebbe fargli un torto e mancargli di rispetto.
Mi piace ricordare il Remo personaggio, che, se dovessi sintetizzare all’estremo, concentrerei in due aggettivi: diretto e entusiasta. Era diretto nei rapporti, non sovente diplomatico, ma cordiale e di quella sincerità che farà sempre premio su comportamenti affettati se non ipocriti. Entusiasta, perché amava di un amore viscerale le corse, le automobili, ma direi in generale la vita, che ha attraversato da protagonista, a modo suo, essendo irrimediabilmente fedele a se stesso. È stato l’ultimo bilancio. Non tocca a tutti.