Gli insegnanti hanno voglia di tornare in classe, ma in sicurezza!

14 Maggio 2020

Gentile redazione,
ho resistito per alcuni giorni, ma non potevo esimermi di fronte alle parole della lettera in oggetto il cui autore evidentemente non conosce o deliberatamente misconosce la realtà che stanno vivendo gli insegnanti.

1- Gli insegnanti hanno davvero voglia di tornare in classe?
Assolutamente e per vari motivi, tra cui il fatto che insegnare significa stare in classe, vivere la classe, promuovere la crescita culturale, umana, civica della classe; tra cui il fatto che la DAD non raggiunge tutti gli studenti e nello stesso modo (per quanto la Valle rispetto a molte regioni italiane si sia mossa meglio!); tra cui il fatto che l’apprendimento che funziona, quello “significativo”, è quello che passa attraverso la relazione, fatta di gesti, di sguardi, di emozioni, di confronto DI PERSONA.

2- la loro (tutto il personale di supermercati, di acciaierie, di fabbriche) pelle vale forse meno della vostra?
NO, non vale meno, non vale di più, ci mancherebbe, ma vale! Il problema è proprio nelle parola “vale” perché sono anni ormai che si fa il tiro al piattello contro i docenti che “hanno tre mesi di vacanza, stanno a casa a Pasqua e Natale, lavorano solo la mattina…” e chi più ne ha, più ne metta. Non ho intenzione di rispondere a queste miserrime, acrimoniose (con un pizzico di invidia forse?) doléances di chi non sa (ma forse inizia ora a capire, ora che “segue” nella DAD IL figliO o due figlI, sempre pochi rispetto ai 20, quasi 30 addirittura, nelle nostre classi pollaio) quanto sia faticoso anche questo lavoro. Faticoso prima (quando devi impegnare energie, tempo e denaro per formarti) e durante (quando devi impegnare energie, tempo e denaro per …. preparare lezioni, svolgere lezioni, correggere verifiche delle lezioni, il tutto relazionandoti costantemente con adolescenti, adulti e burocrazia non sempre “accoglienti”). Il dopo si vedrà, se ci manderanno ancora in pensione….
Non posso né devo fare confronti tra la mia “fatica”, e quella di altre categorie perché, in quanto docente, insegno ai ragazzi a non parlare senza sapere, a non vedere solo tutto “l’oro che luccica”, a non gettare odio sugli altri per attirare l’attenzione su di me o le mie (sgradite) condizioni e poi perché non mi interessa: io so quanto lavoro! Io so quanto drena la relazione continua con le persone a cui cerco di insegnare, ma vi rendete conto? Io cerco di insegnare!!!! Mica male come scopo!

3- il top dei top….. […] facciamo un test di gradimento di tutti quelli che non si sono mai fermati! A loro nessuno ha chiesto se fossero disponibili a rientrare al lavoro, sono rientrati e basta, e nessuno ha assicurato loro uno stipendio per stare a casa.
AH! Sì, questa è la chicca, la ciliegina sulla torta: noi saremmo (condizionale d’obbligo!) quelli che si sono fermati, quelli a cui hanno assicurato uno stipendio per stare a casa!?
Siamo invece quelli che da un giorno all’altro si sono re-inventati , re-formati (vero, alcuni anche improvvisati) docenti (pseudo) “tecnologici” per assicurare ai ragazzi una parvenza di scuola, di socialità di classe, di senso di responsabilità, di curiosità, di contatto con la realtà esterna, di attività cerebrale, di impiego del tempo tolto a cellulari, console e TV (per carità, nessuno li vuol demonizzare, ma non sono, per me 50enne, considerabili una valida alternativa passatempo).
Siamo invece quelli che hanno riprogrammato le attività e le modalità di lavoro per andare incontro a chi ci sente ma non ci vede, ci vede ma non ci sente, fa i compiti ma non viene alle videolezioni o viene alle videolezioni ma non riesce a mandare i compiti; che si sono attivati per far riflettere su ciò che stava e sta accadendo e le ripercussioni possibili sulla vita di tutti, per aiutarli a capire che il mondo a cui stanno andando incontro non è più quello del 4 marzo, ma è sempre un mondo vivibile e con del bello da aspettarsi, da cercare ma con le dovute cautele.
Siamo quelli che – chiedetelo a chi vive con noi – trascorrono OGNI GIORNO! taaaante ore a videoregistrare, proporre videolezioni e correggere una ad una la produzioni (i compiti) di almeno 40 (minimo) alunni.

Per questo siamo pagati! Non stiamo sul divano “a bambanare” o, più intellettualmente, ad “oziare”, solo perché non ci vedete, solo perché nessuno ci intervista, solo perché in TV non faccio notizia (giustamente ): ci siamo, ma non ci vedete se non nello sbuffare dei vostri figli che devono studiare o ci sbirciate (lo sappiamo!?) sugli schermi dei vostri ragazzi quando da una stanza o dal vostro salotto, ( o addirittura dal vostro bagno!?) ci seguono nei pochi minuti di lezione in cui abbiamo la speranza/fortuna/piacere di vederli…
Siamo quelli a cui arrivano poche, confuse, contraddittorie ma spettacolarizzate! indicazioni dal ministero e dai vari personaggi che vi ruotano intorno, siamo quelli che dovranno addirittura valutare, e accuratamente, mi raccomando!, in un periodo come questo, colmo di insicurezza, tragedia, ansia, ciò che con impegno sincero, approfondito e singolo oppure contraffatto, superficiale e di gruppo (e tutte le gradazioni intermedie) producono alunni che invece vorrebbero, ma non possono, stare coi coetanei, uscire coi coetanei, sapere dei coetanei….

Noi siamo tutto questo, per questo (e non solo) “valiamo”, per questo ci pagano. Nessuno ci chiederà se gradiamo tornare a scuola, perché sanno che lo faremmo; ma gradiremmo farlo in sicurezza, esattamente come “tutto il personale di supermercati, di acciaierie, di fabbriche”. La differenza tra loro e noi è che noi torniamo in classe ………… coi vostri figli!

Salute e saluti
Gabriella Patacchini

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