Coronavirus, l’analisi dei dati valdostani
La situazione in Valle d’Aosta continua ad essere favorevole, tuttavia con qualche motivo di incertezza. La stima del parametro Rt infatti è in aumento rispetto alla settimana scorsa (0,90 versus 0,83) in linea con la maggior parte delle regioni, in alcune delle quali la situazione è nuovamente critica come la Provincia autonoma di Bolzano e la Regione Umbria (Rt rispettivamente di 1,38 e 1,24), e dell’Italia nel suo complesso.
Attenzione a non confondere questi valori di Rt, che sono la media dei valori degli ultimi 14 giorni disponibili, con quanto riportato sul report settimanale del Ministero della Salute sul portale www.salute.gov.it, che è invece una stima puntuale, riferita cioè ad un singolo e specifico giorno, in questo caso il 20 gennaio in cui l’Rt della Valle d’Aosta era pari a 0,77. Dunque le due stime sono diverse, meritano interpretazioni diverse e non vanno confuse tra di loro: peraltro sono entrambe calcolate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Per chiarezza, i dati da me riferiti in questa rubrica sono sempre derivati dagli aggiornamenti settimanali dell’ISS, consultabili al sito www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-sorveglianza-dati.
L’aumento dei casi italiani è probabilmente dovuto al diffondersi della variante B117 (la cosiddetta variante inglese) che ormai si è diffusa in almeno 80 Paesi del mondo. Riguardo all’Italia l’ISS ha calcolato, in base ad indagini campionarie, che essa rappresenti attualmente il 18% dei casi (circa uno su cinque), ma in Valle è presumibile che la sua diffusione sia in ritardo rispetto alle altre regioni grazie alle vigenti limitazioni alla mobilità interregionale.
E’ invece rassicurante il progressivo calo dei nuovi casi positivi, da due settimane sotto la soglia dei 50 casi settimanali per 100.000 abitanti (anche se negli ultimi sette giorni in lieve aumento come evidenziato nel grafico), il che ci permetterebbe di raggiungere la certificazione di “zona bianca”. Al di là delle certificazioni formali, avendo così pochi casi sarebbe soprattutto la buona occasione per potenziare al massimo delle risorse disponibili il contact tracing e le attività di screening sui gruppi di popolazione a maggior rischio di contagio.
I ricoveri, sia ordinari che in Terapia Intensiva, sono in riduzione e sotto la media nazionale. Questo è ovviamente un bene, anche perché una saturazione dei posti letto significherebbe, per la Valle d’Aosta che usufruisce di un solo ospedale, dover ricorrere a ricoveri extraregionali.
I decessi, infine, sono in linea con la media nazionale ed allineati alle regioni prese per confronto. E’ evidente la nostra curva molto segmentata per via dei numeri molto piccoli. Nell’ultima settimana, ad esempio, i decessi sono stati in totale quattro.
Per concludere, un aggiornamento sulle vaccinazioni secondo quanto pubblicato sul sito https://github.com/italia/covid19-opendata-vaccini/tree/master/dati, che permette di separare le prime dalle seconde dosi. Mi si perdonerà, la scorsa settimana, di averne pubblicato il totale.
I valdostani che al 14 febbraio hanno iniziato l’iter vaccinale sono stati in totale 5528 (6,9% del target previsto di 80.000 persone): 3843 lo hanno completato con due dosi (4,8% del target), 1685 hanno eseguito la sola prima dose.
Riguardo agli over 80, compresi gli ospiti delle RSA, 1523 hanno iniziato l’iter (15,9% dei 9564 anziani che appartengono a questa fascia di età), 395 hanno eseguito le due dosi (4,1%), 1128 hanno eseguito la sola prima dose.
Riguardo infine agli ospiti delle RSA, categoria che presumo comprenda anche le residenze per gli anziani nel loro complesso, di cui non conosco la consistenza numerica (che dovrebbe essere intorno agli 800 soggetti) né è disponibile la suddivisione in prima e seconda dose, le dosi eseguite a tutt’oggi sono state 1050, il che significa che probabilmente la grande maggioranza degli ospiti ha quantomeno iniziato la vaccinazione.
Arrivederci alla prossima settimana.