Caso Lusi, resta in carcere l’ex tesoriere Dl. Per il Riesame è ‘ambiguo e reticente’

04 Settembre 2012

Roma, 4 set. (Adnkronos) – Ancora un ‘no’ alla scarcerazione del senatore Luigi Lusi, ex Tesoriere della Margherita, finito in carcere con l’accusa di aver ‘saccheggiato’ le casse dei Dl. La decisione è del Tribunale del Riesame, presieduto da Renato Laviola, chiamato alla fine dello scorso luglio, su rinvio della Cassazione, a ridiscutere per rilievi procedurali l’ordinanza con la quale lo stesso tribunale del Riesame con diversa composizione aveva negato la scarcerazione. La procura aveva invece dato parere favorevole alla scarcerazione.

La Cassazione aveva annullato disponendo un nuovo esame l’ordinanza di custodia in carcere il 31 luglio scorso e nei giorni scorsi il Tribunale del Riesame si era riunito per riesaminare i punti sui quali si era soffermata l’attenzione della Suprema Corte.

A sostenere la difesa di Lusi, che è accusato di associazione per delinquere, calunnia, appropriazione indebita e illecito reimpiego di capitali, sono stati gli avvocati Renato Archidiacono e Luca Petrucci, che ora si accingono a riproporre davanti alla Suprema Corte un nuovo ricorso nel tentativo di giungere alla scarcerazione o quanto meno alla concessione degli arresti domiciliari al senatore che aveva chiesto, in caso di accoglimento della sua istanza, di essere mandato a scontare gli arresti domiciliari in un convento dell’Abruzzo.

Per quanto riguarda l’attuale posizione processuale dell’ex tesoriere della Margherita, all’inizio di agosto il gip Simonetta D’Alessandro aveva già confermato lo stato di detenzione a Rebibbia subordinando un eventuale provvedimento meno afflittivo alla restituzione da parte di Lusi dei danari della Margherita trasferiti in Canada. Anche in questo caso la Procura della Repubblica aveva dato parere favorevole alla scarcerazione o quanto meno agli arresti domiciliari purché le somme in questione fossero restituite.

Lusi resta in carcere perché nel corso dell’istruttoria che lo coinvolge è apparso "ambiguo, reticente e volutamente confuso". E’ questa una delle considerazioni fatte dal Tribunale del Riesame. Di conseguenza, secondo i giudici, la richiesta di scarcerazione o di arresti domiciliari non può essere accolta anche perché sussiste "il pericolo di inquinamento delle prove".

Secondo i giudici nel provvedimento di 5 pagine con cui si motiva la decisione il senatore nel corso dei suoi interrogatori con i magistrati "non ha mostrato alcuna resipiscenza". In sostanza non ha fornito ai pm alcun aiuto per la ricostruzione dei fatti. Alla luce di questo quadro i giudici scrivono che "non c’è allo stato un luogo alternativo al carcere" sottolineando in sostanza che quello della detenzione a Rebibbia è l’unico modo per impedire qualsiasi inquinamento delle prove".

Con la decisione del Tribunale del Riesame di confermare il carcere per l’ex tesoriere della Margherita, l’inchiesta praticamente si avvia verso le ultime battute. In particolare, la Procura della Repubblica sta svolgendo gli ultimi accertamenti sull’ammanco di oltre 25 milioni di euro dalle casse della Margherita nonché su almeno 2 milioni di euro in assegni liberi che non si sa allo stato a chi siano stati elargiti.

Una volta che questa parte dell’indagine sarà conclusa si completerà il quadro probatorio e quindi il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pubblico ministero Stefano Pesci potranno depositare gli atti a disposizione degli avvocati difensori.

Per quanto riguarda i fatti accaduti oggi gli avvocati Renato Archidiacono e Luca Petrucci si sono recati nel pomeriggio a carcere di Rebibbia per informare il senatore Lusi della situazione. Nei prossimi giorni i penalisti potranno presentare in Cassazione ricorso contro il nuovo provvedimento di custodia in carcere. 

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