Delitto Olgiata, movente un prestito non restituito. Dna da macchie di sangue
Roma, 30 mar. (Adnkronos/Ign) – Potrebbe celarsi nei contrasti conseguenti alla mancata restituzione di un prestito ottenuto dalla contessa il movente che avrebbe spinto a uccidere Manuel Winston Reves , il domestico filippino di Alberica Filo della Torre, assassinata il 10 luglio del 1991 nella sua villa dell’Olgiata. E’ quanto ha detto il Comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Maurizio Mezzavilla, nel corso dalla conferenza stampa convocata in Procura dopo il fermo di Reves, che peraltro era stato licenziato dalla contessa due mesi prima del delitto.
Sono state macchie ematiche rilevate sul lenzuolo avvolto attorno al collo della contessa a dare ai carabinieri che indagano sul delitto lo spunto per incastrare Reves, attraverso un raffronto del Dna.
La certezza che il Dna rilevato attraverso l’esame del lenzuolo corrisponde a quello del domestico è stata data dall’esame di 51 macchie di sangue di varia grandezza trovate sul lenzuolo. Una di queste, ampia due centimetri, ha fornito ai Carabinieri del Ris, comandati dal tenente colonnello Luigi Ripani, gli elementi necessari per incastrare senza alcuna ombra di dubbio il filippino, ha sottolineato l’ufficiale.
Nel corso della conferenza stampa sono state illustrate tutte le attività svolte dai carabinieri per giungere, dopo vent’anni, al risultato clamoroso che ha consentito di raccogliere elementi inconfutabili sulla vicenda dell’Olgiata. Elementi che in altre occasioni hanno consentito di giungere a capo di altre vicende come il delitto di Simonetta Cesaroni e quello che ha avuto per vittima Elisa Claps.
Attraverso una rivisitazione di tutte le precedenti indagini fatte per risolvere il delitto Filo della Torre e anche con l’applicazione di nuovi metodi di accertamenti di natura scientifica si è giunti a stabilire che il filippino Manuel Winston Reves, da tempo cittadino italiano, sposato e padre di due figli era il soggetto più sospettabile. E’ stata poi l’analisi delle macchie trovate sul lenzuolo a fornire lo spunto finale perché ieri il filippino venisse bloccato e per impedire che potesse trasferirsi nelle Filippine.
‘Se avesse lasciato l’Italia – ha sottolineato uno degli ufficiali dei carabinieri che hanno partecipato alle indagini – sarebbe stato impossibile andarlo a riprendere al suo Paese visto che non ci sono rapporti per fare rogatorie’. A Roma l’indagato ha continuato a fare il lavoro di domestico e quando ieri è stato raggiunto dai carabinieri non ha fatto resistenza e si è fatto prendere tranquillamente.
Ad illustrare le indagini di natura scientifica svolte nell’ambito dell’inchiesta è stato il comandante del Ris Luigi Ripani. E’ toccato al suo reparto riprendere in esame tutti i reperti e i documenti raccolti nel corso di tutte le indagini e di conseguenza riesaminare anche il lenzuolo che ha fornito gli spunti per accusare il filippino.
Tra l’altro dai nuovi accertamenti è risultato che quando avvenne il delitto Winston aveva un’abrasione al gomito sinistro. Abrasione che si era procurato strisciando sulla moquette della stanza. Il sangue fuoriuscito macchiò anche i pantaloni jeans del filippino. Comunque la certezza per stabilire quelle che secondo i carabinieri sono le responsabilità dell’indagato è stata data dalla macchia di sangue di due cm trovata sul lenzuolo.
‘Finalmente sono state dissipate definitivamente le insinuazioni e le illazioni infondate sulla mia famiglia’ ha detto il marito di Alberica Filo della Torre, Pietro Mattei, tramite l’avvocato Giuseppe Marazzita, che lo assiste.
Il penalista riferendosi agli sviluppi dell’inchiesta ha aggiunto: ‘Ho una doppia soddisfazione, primo di aver ottenuto la riapertura delle indagini nella convinzione che le nuove tecnologie potevano risolvere il caso; secondo che è stato utile opporsi alla frettolosa richiesta di archiviazione fatta tempo fa da parte della procura sulla base di indagini parziali, incomplete e con tecnologie obsolete’.