Sanguinari ma attenti al look, i jihadisti di Is assumono uno stilista

04 Novembre 2014

Londra, 4 nov. (AdnKronos/Aki) – E’ "originario dei Paesi del Golfo" e si ispira "all’epoca del profeta Maometto, dei califfi ben guidati (ossia i primi 4 successori di Maometto, ndr), delle prime battaglie e conquiste" dell’Islam. E’ quello che racconta di sé su Twitter Abu Suhayb, lo ‘stilista’ dell’organizzazione dello Stato islamico (Is). Sanguinari ma attenti al ‘look’, i miliziani dell’autoproclamato ‘califfato’ hanno dimostrato in più occasioni di tenere molto all’abbigliamento, tanto al proprio quanto a quello che ‘impongono’ agli altri, come il velo integrale e l’abito lungo per le donne o la divisa scolastica ‘afghana’ per gli uomini.

Ad Abu Suhayb, quindi, non manca certo il lavoro, e da quando è stato ‘assunto’ dallo Stato islamico ha già realizzato numerosi modelli, la maggior parte dei quali composta da un abito corto sopra a un ‘sirwal’, ossia un pantalone ampio, ma anche copricapi e tute mimetiche.

Del resto, spiega il quotidiano londinese ‘Al-Hayat’, i miliziani dell’Is considerano i loro abiti "espressione di un ritorno all’immagine del vero Islam", come hanno dichiarato alcuni di loro su Twitter. "L’elmo, l’abito e il modo di portare le armi: tutte cose che impariamo sulla base delle regole della sharia", ha scritto un altro, mentre un collega è arrivato a pubblicare su Instagram le foto della collezione ‘autunno-inverno’.

Ma per lo stilista saudita Ibrahim Abdel Rahman, i combattenti dell’Is "non hanno idea di che cosa indossassero i compagni del profeta. In realtà – ha spiegato al giornale – non hanno inventato nulla di nuovo, si sono solo ispirati alle serie televisive su personaggi storici".

Lo stilista ha rivelato di aver "ricevuto numerosi inviti attraverso Instagram a dare un contributo, ma credo che questi inviti siano solo un modo per attirare reclute nell’organizzazione".

Per la stilista saudita Iman Ghneim, l’obiettivo dell’Is nella scelta di un determinato abbigliamento è quella di "inviare un messaggio subliminale, ossia ‘noi rappresentiamo quel tempo sotto tutti gli aspetti’, benché – ha affermato – quegli abiti non abbiano niente a che fare con l’epoca del califfato". 

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