“Vorrei un piedino da Cenerentola”. E anche in Italia è corsa al ritocco estetico

26 Giugno 2014

Roma – La passione per gli stiletti può giocare brutti scherzi. E non solo in Gran Bretagna, da dove rimbalza la moda della ‘Cinderella surgery’, interventi chirurgici per accorciare o allungare le dita dei piedi ed eliminare l’antiestetica ‘patata’ (alluce valgo), in modo da sfoggiare estremità affusolate e armoniose, degne della principessina dalle scarpe di cristallo. A fotografare questa nuova tendenza – che prevede anche il ricorso alla liposuzione per snellire il piede e sfoggiare sandali e stiletti – è stato il quotidiano britannico ‘Daily Mail’. “Ma ormai anche in Italia ci sono donne che fanno l’intervento ai piedi non solo per risolvere problemi funzionali, ma soprattutto per motivi estetici’’, spiega all’Adnkronos Salute Sandro Giannini, direttore della Clinica ortopedica dell’Istituto Rizzoli di Bologna ed esperto in chirurgia del piede.

Negli anni, infatti, le pazienti sono diventate sempre più giovani. E magari poco disposte a tenere sotto controllo fastidi e dolori adottando “scarpe morbide, aperte, comode e non certo con tacco 12. Dita a martello, anomalie nella lunghezza e alluce valgo sono interventi che ormai si fanno molto spesso: un centro specializzato può eseguire 300 interventi di alluce valgo e 500 dita a martello l’anno. Ma è bene sottolineare che non si tratta di operazioni banali: sono interventi delicati per i quali le complicanze esistono, anche se ridotte in percentuale. Nel 2% dei casi si può incappare in delle conseguenze negative anche importanti’’, avverte l’esperto.

L’approccio chirurgico per ottenere un piede da Cenerentola punta ad accorciare o allungare le dita armonizzandole fra loro, ‘limare’ le ossa ed assorbire persino l’eccesso di grasso sull’alluce. Risultato? Piedi più armoniosi e piccoli. Ma non sempre le cose vanno in questo modo, come testimoniano le pazienti inglesi che dopo la ‘Cinderella surgery’ si sono ritrovate con dolori, gonfiori e la frustrazione di non riuscire a entrare neanche nelle vecchie scarpe, figuriamoci i tanto agognati stiletti.

“Si tratta di una tendenza iniziata anche in Italia – conferma il presidente della Società italiana di ortopedia (Siot ), Paolo Cherubino – ecco perché vorrei fare una raccomandazione alle pazienti: evitiamo di essere succubi dell’estetica, almeno in ortopedia. Gli interventi possono sempre essere rischiosi, e affrontarli senza che ci siano problemi funzionali può rivelarsi un boomerang’’.

“Inoltre si tratta di operazioni che hanno dei tempi di recupero precisi: se c’è stata una componente ossea bisogna mettere in conto 2-3 settimane di spostamenti ridotti, piccoli passi e scarpe adatte’’, conclude Giannini.
 

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