“Costretta a stare a casa perché all’asilo nido non c’è posto per mio figlio”
Mi rivolgo agli Assessori alle politiche sociali e alla sanità.
Sono una mamma e sono un infermiera. A maggio 2021 è nato mio figlio, la mia gioia più grande. Io e il mio compagno abbiamo fatto domanda per il nido d’infanzia indicando diverse sedi poiché per tornare al lavoro per noi è fondamentale avere questo servizio di supporto.
Il mio compagno, titolare di una piccola attività, lavora a tempo pieno 6 giorni su 7, e anche i nostri genitori lavorano tutti a tempo pieno.
Arriva la risposta alla nostra richiesta: il nostro bambino non risulta ammesso in nessun servizio.
A causa del Covid-19 i posti sono stati drasticamente ridotti. Mi viene spiegato dagli impiegati della Comunità Montana in cui risediamo che, oltre alla riduzione dei posti per il Covid-19, risultiamo più bassi in graduatoria poiché non risediamo nei comuni in cui sono presenti i servizi all’infanzia (come può essere “colpa” nostra se nel nostro comune non è presente un asilo nido!?).
La prossima domanda può essere fatta ad aprile 2022 e forse con la prossima graduatoria a settembre 2022, quando alcuni bambini passeranno alla scuola materna, ci sarà il posto per l’inserimento di nostro figlio.
Nel frattempo io sarò obbligata a non lavorare fino a quella data.
Prima della maternità lavoravo in una struttura per anziani e mi sono chiesta perché i servizi di prima infanzia devono ridurre i posti se non lo fanno le strutture per anziani?
Certo l’emergenza sanitaria ha portato dei cambiamenti, ma i posti letto degli anziani non sono stati ridotti. Sono state prese altre precauzioni: sono stati diversificati gli ambienti e utilizzati altri locali per aumentare gli spazi e garantire la sicurezza.
In questa situazione di emergenza sanitaria, in cui scarseggia sempre di più il personale sanitario io non posso tornare a fare il mio lavoro.
Una cittadina, mamma e infermiera.
Lettera firmata