“Era un mio diritto seguire i lavori del Consiglio, ingiusta la lettera di contestazione”
Desidero manifestare pubblicamente la mia delusione di fronte alla reazione avuta nei miei personali confronti da parte della dirigenza dell’Assessorato dei Servizi Sociali riguardo alla mattina del 21 settembre 2016 che mi ha contestata nell’esercizio dei mie diritti. Mi sono recata autonomamente, previa richiesta di regolare permesso lavorativo, presso la Sala Consigliare del Comune di Aosta ove era in corso, appunto, il Consiglio che avrebbe trattato un argomento a me molto vicino e di coinvolgimento strettamente personale: ovvero “il Bando anziani” e per questo mi sono ritrovata citata (con nome e cognome) in una lettera di contestazione dei Servizi Sociali dopo essere stata vista al TG3 regionale!? A questo proposito, sottolineo che faccio parte dell’équipe del Servizio di Prossimità che sarà sicuramente tagliato da questo bando e quindi soggetta a probabile licenziamento. Dopo aver letto e riletto il contenuto della lettera di contestazione da parte dei Servizi Sociali, incredula e sgomenta per una reazione di tale portata, esprimo il mio rammarico e la mia più totale delusione. Non avrei mai pensato né immaginato che una donna già madre di un bimbo meraviglioso di tre anni e soprattutto al 5° mese di gravidanza dovesse dare giustificazioni per essere stata presente in un momento dove si giocava il proprio futuro di lavoratrice. Dopo anni di lavoro e di contatti strettissimi con i Servizi Sociali, composto da persone che ho sempre ritenuto possedere quel grado di sensibilità che le contraddistingue da altre, un assessorato ove il filo conduttore è la comunicazione assertiva, ove si parla e si ha a che fare tutti i giorni con situazioni di disagio economico e sociale; ove si dovrebbe trovare una parola di comprensione e di conforto a partire da chi sceglie di dedicare la propria vita al bene degli altri incondizionatamente; ove i diritti del cittadino sono alla base del vivere civile e ove essi vengono illustrati e ribaditi per manifestare e creare maggior senso di appartenenza alla nostra comunità; ove le discriminazioni non dovrebbero esistere. Bene, la sottoscritta, madre di un bimbo di tre anni e incinta di 5 mesi riteneva fosse un diritto naturale quello di ascoltare e capire cosa ne sarà del futuro proprio e delle sue creature; ritenendo pressoché scontato e di facile comprensione anche alla persona più cinica, che una donna che rischia di perdere il proprio posto di lavoro e soprattutto con una famiglia in crescita, potesse tranquillamente e liberamente presenziare ad un Convegno pubblico. Manifesto a questo punto, dopo una continua rilettura di questa contestazione, nuovamente la mia delusione e il mio rammarico riguardo a tutto ciò, sentendomi addirittura vessata da parte di chi ha sentito la necessità di citarmi in detto avviso. Concludo esprimendo la mia gratitudine nei confronti della Cooperativa in cui lavoro da anni, che immediatamente, capendo la mia situazione, non ha perso tempo nel confortarmi e nell’accogliere e soprattutto nel contenere i miei timori di madre e futura madre per la seconda volta
Morena Avenoso